L’ipertensione arteriosa è il principale fattore di rischio cardiovascolare. In Italia, si stima che almeno 15 milioni di persone sono ipertesi. Durante la pandemia, per far fronte all’emergenza sanitaria e limitare il contagio, sono stati autorizzati soltanto gli accessi ospedalieri legati al COVID-19 e quelli urgenti. In ambito cardiologico, dove la maggior parte delle condizioni patologiche acute richiede dei trattamenti tempo-dipendenti, ciò ha causato fin dagli esordi della pandemia evidenti ripercussioni.
Queste conseguenze hanno riguardato e stanno, tutt’oggi, riguardando il rapporto medico-paziente, la prevenzione, l’autocontrollo dei pazienti stessi e l’aderenza alle terapie prescritte dal medico di fiducia. Ne abbiamo parlato con Stefano Carugo, Direttore di UOC Cardiologia dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.
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