La pandemia di COVID-19 ha avuto sin da subito un impatto, sia diretto che indiretto, sulla cardiologia e la salute cardiovascolare. E anche oggi, nonostante l’arrivo di vaccini e di terapie efficaci abbia permesso di ridurre significativamente il numero di pazienti che necessitano di un ricovero, l’infezione da SARS-CoV-2 costituisce ancora un rischio non trascurabile per i soggetti più fragili, come quelli affetti da patologie cardiovascolari. Abbiamo fatto visita al Policlinico Umberto I di Roma, in prima linea dall’inizio dell’emergenza, per capire meglio come è cambiata la gestione dei pazienti cardiopatici nelle varie fasi dell’epidemia.
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