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Amiloidosi cardiaca: a Catania un incontro tra medici di medicina generale e specialisti

Redazione By 13 Dicembre 2022No Comments
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“È un problema che si reputa raro, lontano, ma che se visto con la giusta attenzione si scopre essere meno raro e, soprattutto, oggi sappiamo che anticipando la diagnosi possiamo impattare sulla prognosi”. Si è aperto con queste parole di Salvatore Licciardi, medico di medicina generale dell’ASP 3 di Catania, il corso di aggiornamento “Amiloidosi cardiaca: nuovi scenari per una puntuale diagnosi e un adeguato trattamento. Quando anticipare la diagnosi fa la differenza”, organizzato dalla Società Nazionale Medica Interdisciplinare Cure Primarie (SNaMID) e dal Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani (SNAMI) e tenutosi il 18 novembre ad Aci Castello (Catania) nella splendida cornice del Grand Hotel Baia Verde.

Anche in Sicilia, così come in diverse altre regioni italiane, i centri con una maggiore esperienza nella gestione dell’amiloidosi cardiaca stanno costruendo, di concerto con gli altri centri di riferimento e con i servizi territoriali, delle reti locali utili a favorire un’intercettazione precoce dei casi e il loro invio tempestivo alle strutture autorizzate a prescrivere i trattamenti oggi disponibili.  “Parlare delle cardiomiopatie meno frequenti è importante – ha sottolineato Ines Monte, cardiologa dell’AOU Policlinico “G. Rodolico-San Marco” di Catania, all’inizio del suo intervento – ed è importante per noi specialisti, perché ci abituiamo a vedere alcune particolarità delle diverse malattie, ma è ancora più importante per chi lavora sul territorio. Perché il medico di famiglia è quello che ha la visione di insieme del paziente e della sua famiglia”.

Com’è noto la gestione dell’amiloidosi cardiaca richiede un approccio multidisciplinare in cui vengono coinvolte diverse figure specialistiche, tra cui quelle dell’ematologo, del neurologo e del nefrologo. L’incontro di Catania ha quindi previsto una serie di relazioni tenute proprio da queste tre figure, al fine di condividere con i molti medici di medicina generale presenti in sala alcune nozioni fondamentali utili a riconoscere i pazienti potenzialmente affetti da amiloidosi cardiaca e relazionarsi al meglio con i colleghi dei centri specialistici di secondo e terzo livello. Il primo di questi interventi è stato quello di Alessandra Romano dell’UOC di Ematologia con Trapianto di Midollo Osseo dell’AOU Policlinico “G.Rodolico – San Marco” di Catania.

Nell’intervento successivo, invece, Chiara Chisari dell’UOC di Clinica Neurologica dell’AOU Policlinico “G.Rodolico – San Marco” di Catania ha affrontato il tema della valutazione neurologica del paziente affetto da amiloidosi cardiaca, soffermandosi su quelli con la forma correlata alla transtiretina.

In ultimo, Luca Zanoli dell’UOC di Nefrologia e Dialisi dell’AOU Policlinico “G.Rodolico – San Marco” di Catania  ha descritto i principali meccanismi di danno renale dei pazienti con amiloidosi cardiaca, mettendo in evidenza l’esistenza di red flags e biomarcatori specifici.

Dopo una serie di relazione dedicate alla gestione della patologia nel mondo reale, l’incontro si è concluso con una partecipata discussione in cui sono state messe in evidenze le problematiche principali relative al rapporto tra servizi territoriali e centri di riferimento per l’amiloidosi cardiaca. “La medicina generale dovrebbe dialogare sempre di più con i centri specialistici”, ha sottolineato un medico di base presente in aula. “Eventi come quello di oggi sono molto importanti per noi, perchè ci permettono di scoprire le nuove acquisizioni nell’ambito della diagnostica e del trattamento e, di conseguenza, selezionare meglio i pazienti da inviare ai centri specialistici per ulteriori analisi. Credo che anche i medici del territorio dovrebbe essere in qualche modo coinvolti nel team multidisciplinare che si occupa di questi pazienti a livello ospedaliero”.