
Nel 2007 i ricercatori dell’University of Ottawa (Ontario) hanno sviluppato una tecnica, denominata Ottawa Chest Pain Cardiac Monitoring Rule, che permette di individuare tra i pazienti che si presentano in Pronto soccorso per un dolore al petto quelli per cui è possibile interrompere in sicurezza il monitoraggio cardiaco. La regola prevede infatti questa eventualità nei casi in cui il paziente non lamenta più il dolore al momento della valutazione e l’elettrocardiogramma (ECG) risulta normale o non mostra alterazioni specifiche. Ora, come si legge in un articolo pubblicato sul “Canadian Medical Association Journal”, la tecnica è stata finalmente validata. I risultati mostrano che questo strumento permette di distinguere correttamente tra pazienti con aritmie e pazienti meno gravi, riducendo così i tempi di attesa e liberando risorse per i soggetti che necessitano invece di essere monitorati.
Lo studio aveva l’obiettivo di valutare la sicurezza e l’utilità di questa procedura in un setting clinico reale. I ricercatori hanno reclutato 1125 pazienti giunti ai reparti di emergenza dei due campus (Civic e General) dell’Ottawa Hospital, di cui 796 (70,8%) sono stati poi sottoposti a monitoraggio tramite ECG durante la loro permanenza. Di tutti i pazienti presi in considerazione, solo 15 (1,9%) hanno poi sviluppato un’aritmia nel periodo in cui sono rimasti in ospedale. Invece, è stato possibile interrompere in sicurezza il monitoraggio per 284 pazienti (35,7%). La tecnica, sviluppata in modo da garantire la massima sensibilità nell’individuazione di pazienti con aritmia, ha permesso di identificarli correttamente nel 100% dei casi. Al contrario, nessuno dei pazienti a cui è stato interrotto il monitoraggio cardiaco è poi andato incontro a un’aritmia. “I risultati mostrano che questa condizione è piuttosto rara tra i pazienti che si presentano in pronto soccorso per un dolore al petto”, ha dichiarato Venkatesh Thiruganasambandamoorthy, responsabile dello studio. “Un numero considerevole di pazienti viene sottoposto inutilmente a monitoraggio cardiaco, sottraendo risorse (in termini di personale e strumentazione) a chi ne ha veramente bisogno”.
La tecnica è già utilizzata nei Pronto soccorso di tre ospedali canadesi, due a Ottawa e uno a Calgary. “In generale la gestione dei soggetti che soffrono di un dolore al petto non è cambiata molto negli ultimi dieci anni, con i pazienti sottoposti ad analisi del sangue per escludere l’infarto e che finiscono per rimanere in reparto per alcune ore”, ha aggiunto Thiruganasambandamoorthy. “Questi risultati potrebbero avere un impatto significativo sui tempi di attesa e sulla disponibilità di letti dedicati al monitoraggio cardiaco”. Gli autori raccomandano quindi di interrompere il monitoraggio cardiaco quando l’ECG non mostra alterazioni specifiche e il paziente non lamenta più dolore al petto. “In questo modo circa 1/3 dei pazienti potrebbe essere dimesso dopo una prima valutazione”, ha concluso Thiruganasambandamoorthy, “liberando risorse che verrebbero destinate a pazienti più bisognosi”.
Fabio Ambrosino
▼ Syed S, Gatien M, Perry JJ et al. Prospective validation of a clinical decision rule to identify patients presenting to the emergency department with chest pain who can safely be removed from cardiac monitoring. Canadian Medical Association Journal 2017; 189: E139-45.