
Della morte cardiaca improvvisa negli atleti avevamo parlato qualche mese fa in occasione dell’arresto cardiaco del giocatore della Danimarca Christian Eriksen, con alcuni commentatori che avevano colto l’occasione per suggerire un possibile legame con il vaccino contro Covid-19. Nei mesi successi, poi, con il verificarsi di alcuni altri eventi di questo tipo – da Sergio Aguero a Avi Barot – la voce di un aumento del rischio di morte cardiaca improvvisa tra gli atleti, per effetto del vaccino contro Covid-19, si è andata diffondendo.
Ma è davvero così? L’argomento, su cui circolano diversi dati scientificamente poco rigorosi, sarà al centro di un approfondimento in uscita la prossima settimana su Senti Chi Parla a firma di Fabio Ambrosino (leggi l’articolo). La cardiologa dello sport Silvia Castelletti, membro del comitato di Cardiologia dello Sport dell’European Association of Preventive Cardiology (EAPC) e del direttivo della Società Italiana di Cardiologia (SIC), descriverà i meccanismi patofisiologici potenzialmente coinvolti nella relazione tra vaccino contro Covid-19 e morte cardiaca improvvisa negli atleti e spiegherà perché è molto difficile fare un confronto tra i periodi pre- e post pandemia.
“Il vaccino è stato associato a miopericardite – ha ricordato la cardiolga dell’Istituto Auxologico Italiano– tuttavia l’incidenza tra i giovani di età compresa tra i 12 e i 40 anni è di 4,8-12,6 casi per milione di vaccini e tali diagnosi non si sono basate, ovviamente, sul gold standard della biopsia endomiocardica. Anche la risonanza magnetica cardiaca, capace di individuare eventuali cicatrici da miocardite, è stata eseguita solo in una piccola percentuale di pazienti. Rimane da chiarire se l’infezione cardiaca causata dal vaccino si associ anche alla formazione di una cicatrice miocardica, che è poi quella che potrebbe potenzialmente causare eventi aritmici”.