
Uno studio pubblicato recentemente sul Journal of the American College of Cardiology ha valutato la performance clinica di un nuovo point of care test (POCT) ad alta sensibilità per la misurazione della troponina I (TnI), utile per la diagnosi di infarto del miocardio. Uno strumento, questo, che potrebbe ridurre di molto i tempi di gestione in Pronto Soccorso (1).
Il campione di studio è stato reclutato sulla base delle analisi effettuate in precedenza per un altro trial. Da febbraio 2011 a settembre 2014 sono stati arruolati 1.261 pazienti giunti in pronto soccorso con sintomi da infarto del miocardio (MI) insorti al massimo 12 ore prima. Il rilevamento della TnI, fatto al momento della presa in carico del paziente, veniva effettuato sia mediante POCT sia con analisi di laboratorio fatte in due centri diversi (Elecsys e Architect), così da poterne confrontare l’efficacia clinica. Il gruppo di soggetti reclutati aveva un’età media 60 anni e il 32% dei soggetti erano costituiti da donne. Al follow up finale a 2 anni al 14% dei pazienti (n = 178) era stato diagnosticato MI. I risultati hanno messo in evidenza che l’area sotto la curva concentrazione/tempo (AUC) per le rilevazioni fatte con il POCT era di 0,95 (CI: 0,93 – 0,96) ed era paragonabile a quella dei dosaggi di Elecsys (AUC: 0,94; CI: 0,93 – 0,96; p = 0,213) e Architect (AUC: 0,92; CI: 0,90 – 0,93; p < 0,001). I 562 pazienti (45%) con livelli di troponina I < 3 ng/l sono stati identificati come pazienti a basso rischio e alla fine del trial questo valore soglia è risultato avere un valore predittivo negativo (NPV) del 100% (CI: 99,4% – 100%). Mentre livelli > 60 ng/l indicavano pazienti ad alto rischio e questo valore è risultato avere un valore predittivo positivo (PPV) del 76,8% (CI: 68,9% – 83,6%). Lo studio ha poi visto l’impiego dell’algoritmo 0/1-h dell’European Society of Cardiology, con cui i ricercatori hanno fatto un’ulteriore valutazione dei 562 pazienti considerati a basso rischio. L’algoritmo si basa sulla misurazione della troponina I a 0 e a 1 ora dal momento della prima analisi del sangue in pronto soccorso. L’o/1-h ha confermato che il 55% dei soggetti aveva un basso rischio (NPV: 100%; CI: 98.8% – 100%), mentre il 18% è risultato avere un alto rischio (PPV: 76.8%; 95% CI: 67.2% to 84.7%). I pazienti considerati a basso rischio hanno avuto lo 0% di insorgenza di eventi avversi al follow up a 30 giorni e l’1,6% d’insorgenza a 2 anni.
In generale, le misurazioni effettuate con il POST-hs-cTn sono risultate accurate quanto quelle risultanti dalle analisi di laboratorio. Secondo i ricercatori questo potrebbe avere un enorme impatto sulle tempiste di diagnosi e di intervento per i soggetti a rischio di MI. Ma come sottolinea Paul Collinson – Departments of Clinical Blood Sciences, St. George’s University Hospitals National Health Services – nell’editoriale di commento “questo studio ha dimostrato la validità clinica dei dosaggi fatti tramite POCT ma non ha valutato il suo utilizzo in tempo reale nei pronti soccorso, penso sia necessario uno studio che lo valuti anche in azione” (2).
Vasilica Manole
Bibliografia
1. Boeddinghaus J, Nestelberger T, Koechlin L, et al.Early Diagnosis of Myocardial Infarction With Point-of-Care High-Sensitivity Cardiac Troponin I. Journal of the American College of Cardiology 2020; Volume 75(10): 1111 – 24.
2. Collinson P. Cardiac Troponin by Point-of-Care Testing: the once and future king?Journal of the American College of Cardiology 2020; Volume 75(10): 1125 – 27.