
Quali sono i farmaci utilizzati in Italia per la terapia immunosoppressiva dopo un trapianto di cuore o di polmone? Sono stati pubblicati su Recenti Progressin Medicina i risultati del progetto CESIT, presentati nel corso dell’ultima riunione annuale di Forward (#4WORDS23).
A differenza di quelli di rene o fegato, i trapianti di di cuore e di polmone sono piuttosto rari e vi sono limitate evidenze nella letteratura riguardo ai trattamenti post-trapianto. I pazienti trapiantati devono assumere quotidianamente farmaci immunosoppressori al fine di prevenire il rigetto dell’organo trapiantato. Attualmente, i protocolli prevedono l’assunzione di inibitori della calcineurina (Cni) come ciclosporina (CsA) o tacrolimus (Tac), in combinazione con un antimetabolita come micofenolato mofetile o azatioprina, o con un inibitore del segnale di proliferazione mTor (mTORi) come sirolimus o everolimus. A volte, poi, al trattamento si aggiunge anche prednisone (Pred).
Il progetto CESIT è uno studio retrospettivo multicentrico con l’obiettivo di descrivere – nel contesto di una rete di ricerca multiregionale – la terapia immunosoppressiva di mantenimento nei pazienti sottoposti a trapianto di cuore e polmone attraverso l’analisi dei flussi amministrativi sanitari correnti. L’integrazione tra i dati delle regioni e quelli del Sistema Informativo Trapianti ha permesso di identificare i pazienti con trapianto di organo solido in quattro regioni italiane (Lombardia, Veneto, Lazio e Sardegna) nel periodo 2009-2019.
Per ogni paziente, la terapia “indice” è stata definita analizzando le prescrizioni avvenute nei 30 giorni successivi alla dimissione dopo il trapianto e comprendeva i principi attivi citati. Utilizzando il metodo del sequenziamento delle terapie e un dendrogramma, è stato possibile mappare l’uso dei farmaci nei 24 mesi successivi alla dimissione, identificando gruppi di pazienti e cambiamenti nella terapia.
I pazienti con trapianto di cuore erano il 6,3% della coorte totale e quelli con trapianto di polmone rappresentano il 3,1% (434 e 215 pazienti rispettivamente). Nel caso dei pazienti con trapianto di cuore, la terapia indice più comune era basata sulla CsA (76,7%), con la combinazione CsA+AntiM+Pred che coinvolgeva il 36,6% dei pazienti.
Nei pazienti con trapianto di polmone, invece, il regime basato su Tac era utilizzato nel 57,6% dei casi, con una variazione significativa tra le regioni. Per i pazienti che hanno continuato a sopravvivere nei due anni successivi al trapianto è stata osservata una continuità sostanziale nell’uso di Cni.
In entrambi i gruppi, l’uso di mTor in combinazione con Cni aumentava nel tempo: per i pazienti sottoposti a trapianto di cuore, i soggetti in trattamento con CsA+mTORi aumenta dal 3,2% al primo mese al 12,8% al ventiquattresimo mese; per i pazienti sottoposti a trapianto di polmone, invece, il trattamento con Tac+mTORi aumenta dal 0% al primo mese al 6,9% al ventiquattresimo mese.
Bibliografia
1. Rosa AC, Finocchietti M, Bellini A, et al. La terapia immunosoppressiva erogata ai pazienti dopo trapianto di cuore o polmone: lo studio Cesit. Recenti Prog Med 2023; 114(9):523-524.