
Le soglie indicate nelle ultime linee guida dell’European Society of Cardiology (ESC) sulla prevenzione cardiovascolare per l’avvio a un trattamento con statine per la prevenzione primaria delle patologie di origine aterosclerotica hanno ridotto il numero di soggetti eleggibili al trattamento nei Paesi a basso rischio, come quelli dell’Europa occidentale. È quanto emerge da uno studio, i cui risultati sono stati pubblicati su JAMA Cardiology, che ha messo a confronto le ultime raccomandazioni europee con quelle del 2019 e di altre linee guida internazionali (1).
Nello specifico è stata messa a confronto la performance, nella pratica clinica, delle indicazioni presenti nelle linee guida ESC 2019 e 2021, in quelle dell’American College of Cardiology (ACC) e dell’American Heart Association (AHA) e in quelle del National Institute for Health and Care Excellence (NICE) britannico su un totale di 66.909 soggetti sani inclusi nel Copenhagen General Population Study.
Nel corso del follow-up a 9 anni è stato osservato, secondo i criteri utilizzati dalle tre linee guida, un range di 2962-4277 eventi cardiovascolari non fatali e fatali. Sebbene le nuove linee guida europee del 2021 abbiano introdotto un nuovo modello di rischio, noto come SCORE2, le raccomandazioni specifiche per età hanno ridotto l’eleggibilità per una terapia con statine al 4% dei soggetti di età compresa tra 40 e 69 anni.
Un dato, questo, che si distanzia molto dalle precedenti linee guida europee del 2019 e dalle attuali linee guida ACC/AHA e NICE, in cui è indicata una raccomandazione di Classe I a un trattamento con statine per la prevenzione primaria delle patologie di origine aterosclerotica rispettivamente nel 20%, 34% e 26% degli individui della stessa fascia di età. L’effetto è dovuto al fatto che il modello di rischio SCORE utilizzato nelle linee guida ESC prendeva in considerazione solo il rischio di eventi cardiovascolari aterosclerotici fatali a 10 anni, mentre quelli delle raccomandazioni americane e inglese valutavano il rischio sia per eventi fatali che non fatali.
“Ora l’ESC ha aggiornato il suo modello – ha commentato Martin Bødtker Mortensen dell’Aarhus University Hospital, intervistato da TheHeart.org | Medscape Cardiology – e quello nuovo prevede eventi sia fatali che non fatali, con una stima del rischio ben calibrata. Questo è un grande passo avanti anche se le nuove soglie per il trattamento con statine restano troppo alte per i Paesi europei a basso rischio, dove gli individui eleggibili sono pochissimi”.
Inoltre, in Europa esistono quattro modelli diversi per aree a rischio diverso ma tutti utilizzano le stesse soglie di rischio per il trattamento con statine. Secondo le attuali linee guida, quindi, una donna di 55 anni (fumatrice, con una pressione sistolica 130 mmHg e un livello di colesterolo non HDL 4,0 mmol/L) avrebbe un rischio a 10 anni di avere un evento cardiovascolare del 5% in Danimarca e del 18% in Romania.
“Sebbene possano esserci differenze regionali nei fattori di rischio ambientale, la posizione geografica da sola non dovrebbe causare una differenza di quattro volte del rischio cardiovascolare”, scrivono Ann Marie Navar dell’University of Texas Southwestern Medical Center, Gregg C. Fonarow dell’University of California e Michael J. Pencina del Duke University Medical Center, autori di un editoriale di accompagnamento (2). “Quando i Paesi riescono a implementare la terapia con statine per ridurre le patologie cardiovascolari, i tassi di queste diminuiscono e sempre meno individui sono idonei per la stessa terapia che ha contribuito alla riduzione del rischio”.
Bibliografia
1. Mortensen MB, Tybjærg-Hansen A, Nordestgaard BG. Statin Eligibility for Primary Prevention of Cardiovascular Disease According to 2021 European Prevention Guidelines Compared With Other International Guidelines. JAMA Cardiol 2022; doi:10.1001/jamacardio.2022.1876.
2. Navar AM, Fonarow GC, Pencina MJ. Time to Revisit Using 10-Year Risk to Guide Statin Therapy. JAMA Cardiol 2022; doi:10.1001/jamacardio.2022.1883