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Sonno irregolare: un nuovo fattore di rischio cardiovascolare?

By 4 Marzo 2020No Comments
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Sonno irregolare

Uno studio prospettico pubblicato di recente sul Journal of the American College of Cardiology ha valutato l’incidenza di malattie cardiovascolari (CVD) in relazione alla regolarità del sonno dei partecipanti, scoprendo che un sonno irregolare potrebbe incidere in modo indipendente sulla probabilità di sviluppare una patologia (1).

Tra il 2010 e il 2016 sono stati valutati 1.992 soggetti senza storia pregressa di CVD. Al momento dell’arruolamento i soggetti sono stati sottoposti a 7 giorni di actigrafia e a una notte di monitoraggio tramite polisonnografia e veniva loro somministrato un questionario riguardante le abitudini del sonno. Sono successivamente stati esclusi dallo studio i partecipanti che presentavano CVD a meno di 18 mesi dall’arruolamento. Lo studio ha valutato la regolarità del sonno dei partecipanti in base alla deviazione standard (SD) di due valori registrati tramite actigrafia: la durata del sonno e la latenza del sonno. A un follow up medio di 4,9 anni si sono registrati 111 pazienti che sono andati incontro a un evento cardiovascolare. I ricercatori hanno valutato l’hazard ratio (aggiustato per diversi fattori di rischio cardiovascolare tradizionali e altri fattori sonno-correlati) dell’incidenza di CV per entrambi i valori registrati.

  • Per la durata del sonno sono emersi i seguenti risultati (p trend = 0,002):
    • HR = 1 (valore di riferimento) per SD ≤ 60 minuti;
    • HR = 1,09 per 61 ≤ SD ≥ 90 minuti;
    • HR = 1,59 per 91 ≤ SD ≥ 120 minuti;
    • HR = 2,14 per SD > 120 minuti.
  • Per la latenza di sonno, invece, i seguenti (p trend = 0,002):
    • HR = 1,16 per SD ≤ 30 minuti;
    • HR = 1,52 per 31 ≤ SD ≥ 60 minuti;
    • HR = 2,11 per SD > 90 minuti;

I ricercatori non hanno riscontrato differenze significative in termini di età, sesso, durata media del sonno e orario di lavoro, mentre è emersa un’associazione più forte tra sonno irregolare e rischio CV nei soggetti afro-americani, ispanici e di origine cinese, rispetto ai partecipanti bianchi.

In un editoriale di commento (2), Olaf Oldenburg del Clemenshospital di Münster e Jens Spiesshoefer dell’University Hospital Muenster hanno sottolineato l’importanza dello studio per aver “dimostrato che un ritmo circadiano alterato può essere un fattore di rischio CV indipendentemente da fattori di rischio CV tradizionali e dalla qualità/quantità del sonno”. Infatti, precedenti studi avevano evidenziato la relazione tra qualità del sonno e un aumentato rischio CV, ma nessuno aveva mai valutato questa relazione per quanto riguarda la regolarità del sonno.

Oldenburg e Spiesshoefer sottolineano però anche alcune limitazioni dello studio, come ad esempio il non aver incluso nel modello potenziali variabili confondenti quali l’ipossia notturna e altre possibili malattie croniche sottostanti e per non aver distinto tra apnea del sonno ostruttiva e centrale. “Si deve però riconoscere che in studi con coorti così ampie è difficile tener conto di tutti i possibili fattori confondenti; i ricercatori, onestamente, lo ammettono nella sezione dell’articolo dedicata alle limitazioni”.

“Avere un sonno irregolare è probabilmente una delle comorbilità più frequenti nell’ambito delle malattie cardiovascolari”, concludono i due autori. “Questo studio rappresenta indubbiamente un passo cruciale nel processo di studio delle caratteristiche del sonno, ma dovrebbe stimolare nuove ricerche che potrebbero fornire nuovi approcci utili a migliorare la prognosi e la sintomatologia dei pazienti con CVD e rendere il sonno stesso un target terapeutico”.

Vasilica Manole

Bibliografia

1. Huang T, Mariani S, Redline S. Sleep Irregularity and Risk of Cardiovascular Events. Journal of the American College of Cardiology 2020; 75(9): 991 – 9.
2. Oldenburg O & Spiesshoefer J. Impact of Lifestyle on Sleep. Can We Alter Cardiovascular Risk? Journal of the American College of Cardiology 2020; 75(9): 1000 – 2.