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Sintomi iniziali di infarto del miocardio, troppo spesso non identificati

By 2 Marzo 2017Settembre 28th, 2021No Comments
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In molti, troppi casi i sintomi iniziali di un infarto del miocardio non sono riconosciuti come tali dagli operatori sanitari. A dirlo è uno studio realizzato dall’Imperial College London, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista The Lancet Public Health, che ha analizzato la storia clinica nelle quattro settimane precedenti all’evento di pazienti vittime di un infarto del miocardio. I risultati hanno messo in evidenza come in 1 caso su 6 i primi sintomi non vengano individuati e associati a un potenziale arresto cardiaco.

I ricercatori hanno analizzato le cartelle cliniche relative a 446.744 ricoveri in cui si è verificato un infarto del miocardio avvenuti tra il 2006 e il 2010 in Inghilterra. Tra questi sono state individuate 135.950 decessi associati a un evento cardiaco di questo tipo, relativamente ai quali si sono analizzate le ospedalizzazioni, quando presenti, avvenute nelle quattro settimane precedenti all’infarto e i sintomi registrati. In particolare, il gruppo di ricerca dell’Imperial College of London ha valutato se i segnali riconducibili a un infarto del miocardio fossero stati registrati come motivo principale del ricovero (diagnosi primaria), come sintomi addizionali alla causa principale (diagnosi secondaria) o se non fossero stati registrati affatto. Dai risultati è emerso che nel 49% delle morti per infarto del miocardio il paziente si trovava in ospedale o era stato ricoverato nelle 4 settimane precedenti al momento dell’evento. Per questi pazienti i sintomi associabili a un infarto del miocardio erano alla base della diagnosi primaria nel 49% dei casi e inclusi in quella secondaria nel 18% dei casi, mentre non erano stati individuati o registrati nel restante 33% dei casi. In relazione al numero delle morti totali avvenute a causa di un infarto del miocardio, i sintomi precoci associati non erano quindi stati individuati dai medici, nonostante la presenza in ospedale del paziente, nel 16% dei casi, circa un paziente su sei. Inoltre, dai dati raccolti è anche emerso che per i soggetti le cui manifestazioni sintomatiche erano state considerate secondarie rispetto alla patologia principale il rischio di morire a causa di un infarto del miocardio è risultato da due a tre volte maggiore rispetto ai pazienti per cui queste erano state considerate il problema primario.

Secondo gli autori è quindi fondamentale indagare i motivi alla base di queste mancanze ai fini di poter prevenire un numero considerevole di infarto del miocardio. “I medici sono molto bravi a trattare pazienti con infarto del miocardio quando questa patologia è la causa principale dell’ospedalizzazione”, ha sostenuto Perviz Asaria della School of Public Health dell’Imperial College London che ha condotto lo studio, “ma lo sono di meno quando l’infarto del miocardio non è considerato il rischio principale o quando devono individuare sintomi precoci di entità minore”.

Majid Ezzati, co-autore della ricerca, ha invece dichiarato: “Non possiamo ancora dire per quale motivo questi segnali siano stati ignorati o non siano stati individuati, sono quindi necessari ulteriori studi prima di poter fare delle raccomandazioni. Queste, tuttavia, potrebbero includere degli aggiornamenti delle linee guida per i professionisti del settore, dei cambiamenti della cultura clinica o l’aumento del tempo a disposizione del medico per analizzare la cartella clinica del paziente”.

Fabio Ambrosino

▼ Asaria P, Elliot P, Douglas M. Acute myocardial infarction hospital admissions and deaths in England: a national follow-back and follow-forward record-linkage study. The Lancet Public Health 2017; DOI: http://dx.doi.org/10.1016/S2468-2667(17)30032-4