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Semaglutide per i pazienti con HFpEF e obesità: i risultati del trial STEP-HFpEF

A cura di Fabio Ambrosino By 25 Agosto 2023Agosto 29th, 2023No Comments
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semaglutide HFpEF

Un trattamento con l’agonista del recettore del GPL-1 semaglutide causa, in soggetti con scompenso cardiaco a frazione di eiezione preservata (HFpEF) e obesità, un miglioramento della sintomatologia e della capacità funzionale e una maggiore perdita di peso.

Sono appena stati presentati a ESC Congress 2023, il meeting annuale dell’European Society of Cardiology in corso da oggi fino al 28 agosto ad Amsterdam, i risultati del trial randomizzato STEP-HFpEF.

Risultati che, come ha commentato il principal investigator Mikhail Kosiborod del Saint’s Luke Mid America Heart Institute di Kansas City nel corso della conferenza stampa di presentazione – “indicano chiaramente che l’obesità non è solo una comorbidità nei pazienti con HFpEF, ma anche un meccanismo causale e un target terapeutico”.

Lo studio ha reclutato pazienti con scompenso cardiaco e obesità provenienti da 96 centri distribuiti in 13 Paesi di Asia, Europa, Nord-America e Sud-America. In particolare, sono stati presi in considerazione soggetti con frazione di eiezione uguale o superiore al 45%, body mass index uguale (BMI) o superiore a 30 kg/m2 , con una classe NYHA tra II e IV e un KCCQ-CSS inferiore a 90 punti.

Questi sono stati randomizzati per ricevere una somministrazione settimanale di semaglutide 2,4 mg o un placebo per 52 settimane. Gli endpoint primari dello studio erano costituiti dalle variazioni, dalla prima alla 52esima settimana, in termini di KCCQ-CSS e perdita di peso.

Sono stati inclusi nell’analisi 529 pazienti, (età media di 69 anni, 56,1% di donne) con un peso medio di 105,1 kg e un BMI medio di 37,0 kg/m2. Il 66,2% di loro era in classe NYHA II e il 33,8% in classe III o IV, mentre i risultati al KCCQ-CSS e la performance al 6MWK erano rispettivamente pari in media a 58,9 punti e 320 metri.

Entrambi gli endpoint primari dello studio sono stati raggiunti: rispetto al placebo, semaglutide è risultato associato a un miglioramento significativo dei sintomi legati allo scompenso cardiaco al KCCQ-CSS (16,6 vs 8,7; p<0,001) – già riscontrabile alla 20esima settimana di trattamento – e a una maggiore riduzione del peso corporeo (-13,3% vs -2,6%; 9<0,001).

Sono poi stati presi in considerazione tre endpont secondari confermatori: i cambiamenti nella performance al 6MWT, l’occorrenza di una misura composita gerarchica di morte, eventi di scompenso cardiaco e variazioni ai test KCCQ-CSS e 6MWT e, infine, le variazioni dei livelli di proteina C reattiva (CRP).

Il trattamento con semaglutide è risultato associato a un miglioramento maggiore della performance al 6MWT (21,5 metri rispetto agli 1,2 metri nel gruppo placebo; p<0,001) e, sebbene lo studio non fosse disegnato per rilevare differenze negli outcome clinici, a risultati migliori nei confronti previsti dall’endpoint composito gerarchico.

Inoltre, l’agonista del recettore del GPL-1 ha prodotto una riduzione più consistente dei livelli di CRP (-43,5% vs. -7,3%; p<0,001) e, secondo quanto emerso da un’analisi esploratoria, solo un paziente nel gruppo sperimentale è andato incontro a un evento di scompenso cardiaco (ospedalizzazione o visita urgente) rispetto ai 12 del gruppo placebo.

Per quanto riguarda la sicurezza, infine, sono stati registrati eventi avversi gravi nel 13,3% dei pazienti trattati con semaglutide e nel 26,7% di quelli sottoposti al placebo (p<0,001).

“Si tratta del primo trial che ha dimostrato l’efficacia di un agente farmacologico studiato per l’obesità nel trattamento dello scompenso cardiaco HFpEF – ha concluso Kosiborod – e l’entità dei benefici che abbiamo osservato superano qualsiasi quelli relativi a qualsiasi altro farmaco studiato per lo scompenso a frazione di eiezione preservata”.