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Se le multinazionali dei prodotti non salutari definiscono le politiche sanitarie

Redazione By 14 Dicembre 2022Dicembre 23rd, 2022No Comments
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Non è una novità che l’attività promozionale di aziende che operano nel settore dei prodotti del tabacco, delle armi, dei combustibili fossili abbia conseguenze fortemente dannose per la salute individuale e di comunità, per i danni alla persona e all’ambiente. La letteratura sull’argomento è davvero sterminata e verrebbe da suggerire ai finanziatori istituzionali di ridurre o addirittura di cessare gli investimenti in ricerca, essendo ormai tutto ampiamente noto. Ma di fronte all’assenza di strategie di contrasto e di reale governo dei cosiddetti determinanti commerciali di salute da parte della sfera pubblica, non possiamo che salutare con soddisfazione nuovi studi che aggiornino e gettino ulteriore luce su situazioni specifiche.

È il caso di una ricerca pubblicata nel dicembre 2022 su Public Health Nutrition (dopo essere stata anticipata online a fine ottobre dello scorso anno) che torna a esaminare come le multinazionali dei prodotti non salutari siano coinvolte nella definizione delle politiche sanitarie e delle agende di ricerca a livello globale (1). “In particolare – spiegano gli autori – utilizzano strategie strumentali (basate sull’azione) e discorsive (basate sull’argomentazione) per influenzare la scienza e la politica che si muove intorno all’impegno della sanità pubblica per proteggere il benessere e gli ambienti sani. Inoltre, le multinazionali esercitano attività di lobby e avviano contenziosi legali contro le politiche sanitarie, impadronendosi della scienza reclutando e assumendo ricercatori per influenzare il discorso pubblico e posizionare gli interessi aziendali nell’agenda pubblica”. La strategia di blandire i professionisti della salute e le istituzioni sanitarie utilizzandoli come strumento per raggiungere i propri è una prassi già collaudata e di sicuro successo.

Negli Stati Uniti, una delle associazioni sanitarie professionali più importanti è l’Academy of nutrition and dietetics (AND). Gli autori di questo studio si sono basati sui dati ottenuti dallo United States right to know (USRTK), un gruppo investigativo sulla salute pubblica, grazie alla norma del Freedom of Information Act (meglio noto come FOI). Il 21 dicembre 2017, l’USRTK ha presentato una richiesta circa i documenti in cui fossero menzionate le aziende chiave del mercato alimentare statunitense: Splenda, Heartland Food Products Group, Tate & Lyle, Abbott Nutrition, Ingredion, Pepsi, Coca-Cola, nonché l’American Beverage Association, sulla base di precedenti pubblicazioni che indicavano alcune relazioni aziendali. In risposta è arrivato un totale di 28.204 pagine. A successive domande nel 2019 e nel 2020 è stato risposto con 53.684 pagine e allegati, e poi con altre 27 mail datate tra gennaio 2018 e marzo 2019. Le richieste dell’USRTK riguardavano documenti successivi al gennaio 2013, data di pubblicazione del primo rapporto che criticava i legami aziendali dell’AND, fino al settembre 2020.

L’AND e la fondazione da lei gestita, nonché le personalità principali a guida dell’associazione, hanno interazioni continue con le aziende. Inoltre, l’AND ha investito fondi in aziende come Nestlé, PepsiCo e aziende farmaceutiche, “ha discusso le politiche interne per adattarle alle esigenze dell’industria e ha assunto posizioni pubbliche a favore delle aziende”. C’è una relazione simbiotica tra l’AND, la sua Fondazione e le aziende, sostengono gli autori, e l’associazione agisce a favore dell’industria in sede politica assumendo posizioni pubbliche che contrastano con la sua missione di migliorare la salute a livello globale.

Bibliografia

1. Carriedo A, Pinsky I, Crosbie E, Ruskin G, Mialon M. The corporate capture of the nutrition profession in the USA: the case of the Academy of Nutrition and Dietetics. Public Health Nutrition 2022;25: 3568-82.