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Scompenso cardiaco acuto: è davvero utile ridurre il consumo di sale?

A cura di Fabio Ambrosino By 4 Ottobre 2022No Comments
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Scompenso cardiaco sale

Sebbene estremamente diffusa, la riduzione del consumo di sale al fine di diminuire il sovraccarico di volume nei pazienti con scompenso cardiaco congestizio acuto sottoposti a un trattamento intensivo con diuretici potrebbe non avere benefici rilevanti. È quanto emerge dai risultati di uno studio, presentato nel corso dell’ultimo congresso dell’Heart Failure Society of America (HFSA), che ha valutato gli effetti associati alla somministrazione di cloruro di sodio in aggiunta ai pasti a basso contenuto di sale forniti dagli ospedali ai pazienti ricoverati per un evento acuto di scompenso cardiaco.

Lo studio OSPREY-AHF, randomizzato controllato, ha valutato gli effetti associati alla somministrazione quotidiana di 6g di cloruro di sodio o di un placebo in 65 pazienti sottoposti a un trattamento diuretico intensivo (furosemide ad almeno 10mg per ora) per uno scompenso cardiaco congestizio acuto, in assenza di ipernatriemia o di grave iponatriemia e con un filtrato glomerulare stimato di almeno 15 mL/min/1,73 m2. Di questi, 34 sono stati assegnati al gruppo sottoposto all’integrazione di sale (tre pastiglie da 2g di cloruro di sale al giorno) e 31 al gruppo di controllo.

A 96 ore dall’ospedalizzazione non sono emerse differenze tra i due gruppi in termini di variazioni dei livelli di creatinina o di peso, endpoint primari dello studio, né dell’output urinario o del tasso di filtrazione glomerulare stimato. Sia i livelli di sodio nel sangue che quelli di urea sono invece risultati significativamente più bassi nei soggetti sottoposti al placebo. Anche se lo studio non aveva le caratteristiche necessarie per misurare variazioni negli outcome clinici, poi, non sono emerse differenze tra i due gruppi in termini di durata dell’ospedalizzazione, uso di terapia renale sostitutiva a 90 giorni e tempo trascorso in terapia intensiva durante il ricovero.

Anche se lo studio era di piccole dimensioni e il campione selezionato sulla base di criteri di inclusione piuttosto rigidi (terapia diuretica continua e a dosi elevate), i risultati suggeriscono che l’importanza del sale nella gestione del sovraccarico di volume dei pazienti con scompenso cardiaco acuto potrebbe essere stata sovrastimata. Ciò è particolarmente rilevante in quanto l’aderenza a una dieta povera di sale è spesso uno dei punti di partenza della gestione di questi pazienti, anche se un approccio di questo tipo è potenzialmente in grado di determinare una riduzione dell’apporto calorico e della qualità della nutrizione o di innescare un’aumentata attivazione neuro-ormonale a livello renale.

I risultati del trial OSPREY-AHF, i quali dovranno essere replicati su campioni di studio più ampi prima di poter guidare decisioni cliniche, sono in linea con quelli di altre analisi realizzate negli ultimi anni. Lo studio randomizzato SODIUM-HF, ad esempio, presentato nel corso del meeting 2022 dell’American College of Cardiology, aveva analizzato gli effetti di una dieta a basso consumo di sale su ospedalizzazioni e mortalità per scompenso cardiaco, non individuando un effetto positivo (1). Una revisione sistematica del 2018 poi, relativa a 9 studi randomizzati sull’argomento, aveva concluso che le evidenze alla base dell’indicazione ad adottare una dieta a basso contenuto di sale non erano sufficientemente robuste per trarre conclusioni definitive (2).

Bibliografia

1. Ezekowitz JA, Colin-Ramirez E, Ross H, et al. Reduction of dietary sodium to less than 100 mmol in heart failure (SODIUM-HF): an international, open-label, randomised, controlled trial. Lancet 2022; 399(10333): 1391 – 1400.
2. Mahtani KR, Heneghan C, Onakpoya I, et al. Reduced Salt Intake for Heart FailureA Systematic Review. JAMA Intern Med 2018; 178(12): 1693–1700.