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Scarsa aderenza alla riabilitazione cardiologica: uno studio italiano

Redazione By 5 Novembre 2021Novembre 17th, 2021No Comments
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Riabilitazione cardiologica

Quando si parla di aderenza alla prescrizione, quasi sempre si fa riferimento alle terapie farmacologiche. Ma il rispetto delle scelte del medico condivise col paziente vanno ben al di là degli aspetti che riguardano la farmacoterapia. Uno studio del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario della Regione Lazio ASL Roma 1 (Deplazio) dà un contributo interessante ad una migliore comprensione del problema in ambito cardiovascolare (1).

Sappiamo come la riabilitazione cardiologica sia un intervento multidisciplinare, volto a restituire i pazienti con patologie cardiovascolari alle condizioni psicofisiche ottimali per contrastare la progressione della malattia. Diversi studi hanno dimostrato che la partecipazione a un programma di questo tipo dopo un infarto miocardico acuto (IMA) è una strategia sicura ed efficace per ridurre la morbilità, la mortalità e i tassi di riammissione ospedaliera migliorando sia il controllo dei fattori di rischio che l’aderenza ai trattamenti. Nonostante questi comprovati benefici, la prescrizione della riabilitazione cardiologica è sorprendentemente poco frequente sia in ambito ospedaliero sia ambulatoriale.

Allo stesso tempo, l’aderenza ai farmaci – aspetto più volte messo a fuoco dagli stessi ricercatori del Deplazio (2, 3) – è una componente chiave riconosciuta della prevenzione secondaria delle malattie cardiovascolari e le linee guida internazionali raccomandano l’uso combinato di farmaci cardioprotettivi. Pertanto, l’aderenza e la persistenza alla politerapia cronica sono fattori chiave nella prevenzione secondaria poiché associati a un minor rischio di mortalità ed eventi ricorrenti.

I programmi di riabilitazione cardiologica offrono un contributo sostanziale al raggiungimento e al mantenimento dei cambiamenti dello stile di vita e dell’aderenza ai farmaci e pertanto la loro implementazione è fortemente raccomandata dalle linee guida cliniche. In definitiva, la rinuncia ad un programma riabilitativo può comportare esiti clinici peggiori al follow-up a lungo termine.

I dati dello studio del Deplazio sono stati ottenuti dai Sistemi Informativi Sanitari della Regione Lazio (5 milioni di abitanti). Sono stati studiati pazienti ospedalizzati di età ≥ 18 anni con infarto miocardico acuto incidente nel 2013-2015. L’intera coorte è stata divisa in quattro gruppi di pazienti: IMA con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI) e IMA senza sopraslivellamento del tratto ST (NSTEMI) sottoposti o meno a PCI durante il ricovero. L’outcome primario era l’aderenza al farmaco. L’aderenza alla politerapia cronica, sulla base delle richieste di prescrizione per il follow-up sia a 6 che a 12 mesi, è stata definita come tasso di possesso di farmaci ≥ 75% ad almeno tre delle seguenti classi di medicinali: antipiastrinici, β-bloccanti, ACEI/ARB, statine. Gli esiti secondari erano la mortalità per tutte le cause, la riammissione ospedaliera per eventi cardiovascolari e cerebrovascolari e l’ammissione al Pronto Soccorso verificatasi entro un periodo di follow-up di 3 anni.

Sono stati arruolati un totale di 13.540 pazienti. L’età media era di 67 anni, 4.552 (34%) pazienti erano di sesso femminile. Tra l’intera coorte, 1.101 (8%) pazienti hanno partecipato a programmi di riabilitazione in 33 siti regionali. Sono state osservate differenze rilevanti tra i quattro gruppi precedentemente identificati (dal 3 al 17%). È stata osservata una forte associazione tra la partecipazione alla riabilitazione cardiologica e l’aderenza ai farmaci tra i pazienti con IMA che non sono stati sottoposti a PCI, sia per il follow-up a 6 che a 12 mesi. Inoltre, i partecipanti NSTEMI-NO-PCI avevano un minor rischio di mortalità per tutte le cause, riammissione ospedaliera a causa di eventi cardio- o cerebrovascolari e ricovero in Pronto Soccorso.

I risultati sottolineano dunque i vantaggi della riabilitazione cardiologica e supportano le linee guida cliniche che la considerano parte integrante nel trattamento della malattia coronarica. Preoccupa che la partecipazione sia estremamente bassa: è necessario che siano identificate e corrette le barriere che distanziano da questi programmi i pazienti ad alto rischio.

Bibliografia

1. Soldati S, Di Martino M, Rosa AC, et al. The impact of in-hospital cardiac rehabilitation program on medication adherence and clinical outcomes in patients with acute myocardial infarction in the Lazio region of Italy. BMC Cardiovascular Disorders. 2021; 21(1): 1-3.
2. Di Martino M, Alagna M, Cappai G, et al. Adherence to evidence-based drug therapies after myocardial infarction: is geographic variation rcyelated to hospital of discharge or primary care providers? A cross-classifiedmultilevel design. BMJ Open. 2016; 6(4): e010926.
3. Di Martino M. Una compressa la mattina e mezza la sera: l’aderenza ai trattamenti farmacologici. Recenti Progressi in Medicina 2017; 108(4): 165-7.