Skip to main content

Saper riconoscere i sintomi di un infarto miocardico può salvarti la vita

A cura di Fabio Ambrosino By 23 Agosto 2023No Comments
Dai congressiNews
riconoscere sintomi infarto

La capacità di riconoscere rapidamente i sintomi di un infarto miocardico si associa a una probabilità maggiore di essere sottoposti a interventi salva-vita e, di conseguenza, a esiti clinici migliori.

È quanto emerge dai risultati di uno studio che sarà presentato a ESC Congress 2023, il meeting annuale dell’European Society of Cardiology in programma dal 25 al 28 agosto ad Amsterdam, i quali mettono in evidenza le potenzialità dell’educazione in termini di miglioramento della prognosi.

Lo studio ha utilizzato i dati del KRAMI-RCC, un registro che raccoglie i casi di infarto miocardico in Corea del Sud. In totale, i ricercatori hanno preso in considerazione 11.894 pazienti, di cui 10.623 (90,4%) rioverati per un primo evento e 1.136 (9,6%) – 1.018 inclusi nell’analisi finale – per una recidiva.

Questi sono stati suddivisi in due gruppi in base alle conoscenze del soggetto sui sintomi precoci di un infarto miocardico. Dopo il ricovero, infatti, i pazienti sono stati interrogati in merito alle principali manifestazioni di un evento di questo tipo – 1) dolore toracico, 2) dispnea, 3) sudore freddo, 4) dolore irradiato alla mascella, alla spalla o al braccio, 5) capogiri/vertigini/stordimento/perdita di coscienza e 6) mal di stomaco – e inseriti nel gruppo “sintomi riconosciuti” se erano conoscenza di almeno uno di questi o nel gruppo “sintomi non riconosciuti” se invece non ne conoscevano nemmeno uno.

I ricercatori hanno quindi messo a confronto le caratteristiche, la probabilità di accedere a trattamenti salva-vita e la sopravvivenza dei pazienti dei due gruppi, analizzando variabili quali l’età superiore ai 70 anni, il sesso, lo status educativo, la convivenza con uno/a sposo/a, una precedente registrazione nel registro KRAMI-RCC, la presenza di cancro, dislipidemia, shock cardiogeno e scompenso acuto congestizio.

In totale, solo il 52,3% dei soggetti è risultato preparato sui sintomi precoci dell’infarto miocardico. Di questi, il 92,7% ha riconosciuto come tale il dolore toracico, il 32,1% la dispnea, il 31,4% il sudore freddo, il 27,4% il dolore irradiato alla mascella, alla spalla o al braccio, il 7,5% capogiri/vertigini/stordimento/perdita di coscienza e l’1,3% il mal di stomaco.

La capacità di riconoscere i sintomi è risultata più frequente negli uomini rispetto alle donne così come nei pazienti più giovani, più educati e che convivevano con uno/a sposo/a. Inoltre, tale capacità era più frequente nei soggetti già presenti nel registro KRAMI-RCC, quindi recidivi, rispetto a quelli con un primo evento (57,5% vs 14,4%).

In termini di esiti clinici, il gruppo composto dai pazienti in grado di riconoscere almeno un sintomo è risultato associato a una probabilità maggiore di essere sottoposti a un trattamento salva-vita rispetto a quelli non in grado di farlo (57,4% vs. 47,2%) e, di conseguenza, a una mortalità intra-ospedaliera più bassa (1,5% vs 6,7%).

“I risultati indicano che è necessaria un’educazione della popolazione generale e dei sopravvissuti a un attacco cardiaco sui sintomi che dovrebbero far scattare la chiamata di un’ambulanza”, ha commentato Kyehwan Kim del Gyeongsang National University Hospital di Jinju, responsabile dello studio.

“Nella nostra analisi i pazienti in grado di riconoscere i sintomi di un infarto miocardico avevano maggiori probabilità di ricevere un trattamento rapidamente e di sopravvivere. Le donne, i pazienti anziani, quelli con un basso livello di istruzione e le persone che vivono sole, in particolare, potrebbero trarre beneficio dall’imparare a riconoscere i sintomi a cui prestare attenzione”.