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Rivascolarizzazione e rischio di infarto miocardico postoperatorio

By 1 Dicembre 2016Marzo 29th, 2022No Comments
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infarto miocardico postoperatorio

Una rivascolarizzazione post angioplastica incompleta si associa a un rischio maggiore di incorrere in un infarto miocardico postoperatorio in seguito a un successivo intervento chirurgico non cardiaco. È ciò che emerge da uno studio presentato alle sessioni scientifiche 2016 dell’American Heart Association (AHA) e pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology: Cardiovascular Interventions, che ha preso in considerazione una coorte di pazienti a cui era stato impiantato almeno uno stent. I risultati hanno evidenziato che per quelli che erano stati sottoposti a una rivascolarizzazione completa dopo l’angioplastica il rischio di incorrere in un evento cardiaco maggiore in seguito a un successivo intervento è risultato ridotto del 19%.

La ricerca ha preso in considerazione una popolazione di veterani composta da 12.486 pazienti che hanno subito un intervento di chirurgia non cardiaca (vascolare, ortopedica e gastrointestinale) nei 24 mesi successivi all’impianto di uno o più stent. Questi sono stati suddivisi in due gruppi in base al tipo di rivascolarizzazione a cui sono stati sottoposti in seguito all’intervento di angioplastica (incompleta vs. completa). Dai risultati è emerso che il gruppo che aveva subito una rivascolarizzazione incompleta è risultato associato a una probabilità maggiore (5% vs. 4,3%) di incorrere in un evento cardiaco nei 30 giorni successivi all’intervento di chirurgia non cardiaca. Un risultato dovuto in larga parte agli infarti miocardici, verificatosi nel 3,3% di questi pazienti rispetto al 2,5% di quelli che avevano subito una rivascolarizzazione completa. Inoltre, il numero di vasi per cui la rivascolarizzazione era stata incompleta ha permesso di predire il rischio di infarto miocardico postoperatorio in modo lineare. In particolare, per ogni arteria non correttamente vascolarizzata il rischio è risultato aumentato del 17%.

“Anche se un paziente sottoposto ad angioplastica non mostra complicazioni, può comunque avere dei territori non vascolarizzati”, sostiene Javier Valle, cardiologo dell’University of Colorado che ha presentato lo studio alle sessioni scientifiche dell’AHA, “il momento critico non è l’impianto dello stent, ma gli eventuali interventi non cardiaci successivi”. Secondo gli autori dello studio, i possibili meccanismi alla base dell’aumentato rischio di infarto miocardico postoperatorio potrebbero includere la rottura di placche dovute a uno stato infiammatorio, trombosi da stent o eventi legati a stress emodinamico in presenza di stenosi fisse. “Per i pazienti che non sono stati sottoposti a una rivascolarizzazione completa eventuali interventi chirurgici dovrebbero essere posticipati di almeno sei settimane (ma idealmente di 6 mesi) rispetto all’impianto dello stent”, conclude Ehrin Armstrong, ricercatore del Denver Veterans Affairs Medical Center del Colorado che ha condotto lo studio.

Per quanto i risultati di questo studio siano in linea con altri che hanno individuato un aumentato rischio postoperatorio in pazienti sottoposti ad angioplastica, questi non dimostrano un’associazione causale tra le due variabili. Tuttavia, se da un lato il trial clinico Coronary Artery Revascularization Prophylaxis (CARP) aveva suggerito un ruolo marginale per la completa rivascolarizzazione nel determinare il rischio di eventi cardiaci postoperatori, i risultati di questo nuovo studio dimostrano che questo fattore va quantomeno ulteriormente approfondito. Inoltre, anche se un paziente affetto da patologie cardiovascolari non mostra particolari sintomi, si dovrebbe comunque sottoporlo a un esame cardiologico approfondito o a uno stress test prima di affrontare un successivo intervento chirurgico. Secondo Valle, “questo può essere il modo più efficace per intervenire prima che un evento cardiaco postoperatorio si verifichi”.

Fabio Ambrosino

Fonti

▼Armstrong EJ, Graham L, Waldo SW, et al. Incomplete revascularization is associated with an increased risk of postoperative myocardial among patients undergoing noncardiac surgery. JACC: Cardiovascular Interventions 2016; DOI: 10.1016/j.jcin.2016.11.001