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Una review fa il punto sulla endocardite infettiva

By 2 Marzo 2017Settembre 28th, 2021No Comments
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Il Journal of the American College of Cardiology (JACC) ha pubblicato un lungo approfondimento sul tema endocardite infettiva (IE), una patologia abbastanza infrequente (colpisce da 3 a 10 persone su 100.000 ogni anno nei Paesi sviluppati) ma clinicamente molto significativa.

Volendo sintetizzare in punti la ricca review del team internazionale di ricercatori coordinato da Thomas J. Cahill del Department of Cardiology degli Oxford University Hospitals e Bernard D. Prendergast del Department of Cardiology del St. Thomas’ Hospital di Londra, si potrebbe dire che:

– la mortalità a 1 anno per endocardite infettiva non è calata negli ultimi vent’anni;
– l’endocardite infettiva contratta in ospedale ormai rappresenta più del 25% dei casi;
– l’incidenza dell’endocardite infettiva correlata a dispositivi cardiaci impiantabili e sostituzione aortica valvolare transcatetere (TAVI) è in crescita continua e rappresenta una vera sfida clinica;
– la diminuzione o l’abbandono della profilassi antibiotica a seguito della diffusione di nuove linee guida tra 2007 e 2009 ha causato ‒ a quanto sostengono due vasti studi epidemiologici condotti negli Stati Uniti e in Gran Bretagna ‒ un netto aumento dell’incidenza di endocardite infettiva causata da streptococco e un aumento dei casi in generale;
– per quanto riguarda la diagnosi, si sottolinea che i criteri di Duke modificati hanno una sensibilità minore nei pazienti con endocardite infettiva della valvola prostetica e endocardite infettiva correlata a dispositivi cardiaci impiantabili, che ecocardiografia transtoracica (TTE) ed ecocardiografia transesofagea (TEE) rimangono i cardini dell’imaging, con il supporto della cardio TC. Per diagnosi incerte possono essere utili PET con 18F-FDG e scintigrafia SPECT;
l’agente patogeno più diffuso (30% dei casi) nelle endocardite infettive oggi è lo Staphylococcus aureus, lo streptococco orale è al 20%;
– la gestione corretta è rigorosamente multidisciplinare e deve coinvolgere cardiologi, chirurghi, infettivologi, microbiologi, nefrologi, neurologi e radiologi;
– la terapia antibiotica deve essere di combinazione, evitando gli amminoglicosidi che dati recenti indicano inutili se non dannosi nel trattamento delle IE;
– attualmente circa il 50-60% dei pazienti con endocardite infettiva è sottoposto a intervento chirurgico, non esiste evidenza di un beneficio nel ritardare l’intervento se indicato;
– nel 20-40% dei casi si registra un ictus come complicanza, e si tratta di un fattore predittivo indipendente di mortalità.

David Frati

▼ Cahill TJ, Baddour LM, Habib G et al. Challenges in Infective Endocarditis. J Am Coll Cardiol 2017;69:325-344.