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Profilassi dell’endocardite infettiva: indietro tutta?

By 23 Dicembre 2014No Comments
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endocardite

A cura di Piersilvio Gerometta, U.O. di Cardiochirurgia, Istituto Humanitas Gavazzeni di Bergamo

Un recente studio retrospettivo condotto in Inghilterra e pubblicato su Lancet (Mark J. Dayer et al.), ha valutato l’incidenza di endocardite infettiva dal 2000 al 2013, successivamente all’introduzione delle linee guida NICE del 2008 che raccomandavano la completa cessazione della profilassi antibiotica nei pazienti sottoposti a interventi o manovre ostetrico-ginecologiche, interventi urologici, di chirurgia gastrointestinale o procedure sulle vie aeree (es. broncoscopia).

Sulla base dei dati relativi alle prescrizioni della profilassi antibiotica e alle statistiche degli episodi di dimissione ospedaliera per i pazienti con diagnosi primaria di endocardite infettiva, è stato documentato un aumento significativo dell’incidenza di endocardite infettiva, dell’ordine di 0.11 casi/10 milioni di abitanti al mese, più accentuato nei pazienti a medio-basso rischio rispetto a quelli ad alto rischio, probabilmente per la residua prescrizione “off-label” di profilassi antibiotica nei pazienti ad alto rischio. Sebbene gli autori non siano riusciti a documentare una relazione causale tra il drastico calo di prescrizioni della profilassi antibiotica e l’aumento dell’incidenza di endocardite infettiva, questi dati ripropongono fortemente il dibattito sull’uso appropriato degli antibiotici. Lo stesso Mark Baker, Direttore del NICE, pur confermando la validità delle attuali linee guida, ha annunciato che verrà prontamente intrapresa un’attenta disamina dei dati emersi dallo studio, nonché dei fattori che possano aver contribuito all’incremento dei soggetti affetti da endocardite infettiva.

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In attesa degli esiti di una riconsiderazione critica delle implicazioni del lavoro di Dayer et al. e della validità delle linee guida NICE del 2008, nell’attuale condizione di incertezza, sembrerebbe ragionevole un’accurata valutazione del profilo di rischio individuale di ciascun paziente. Potrebbe inoltre essere giustificata una sorveglianza post-procedurale dei pazienti appartenenti alle categorie che antecedentemente all’introduzione delle linee guida venivano sottoposti a profilassi, atta a identificare precocemente l’eventuale comparsa di sintomi e segni di infezione/batteriemia.