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Post ictus, i pazienti sposati hanno tassi di sopravvivenza più elevati

By 23 Dicembre 2016Settembre 28th, 2021No Comments
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In seguito a un ictus i pazienti sposati vanno incontro a una prognosi migliore rispetto a quelli divorziati o vedovi. Questa è la conclusione a cui sono giunti Matthew Dupre del Departments of Community and Family Medicine della Duke University e Renato Lopes del Duke Clinical Research Institute, i quali hanno indagato la relazione tra lo stato matrimoniale e la prognosi di una popolazione di pazienti sopravvissuti a un colpo apoplettico. I risultati della ricerca, pubblicati sul Journal of the American Heart Association (1), hanno messo in evidenza come un matrimonio stabile costituisca un fattore prognostico positivo che, rispetto alle altre condizioni (divorzi, morte del partner, secondi e terzi matrimoni), si associa a un tasso di mortalità significativamente inferiore.

La ricerca ha preso in considerazione i dati relativi a 2351 pazienti coinvolti nell’Health and Retirement Study, un maxi-studio prospettico finanziato dal National Institute of Aging degli Stati Uniti e dall’Institute for Social Research dell’University of Michigan che ha l’obiettivo di indagare, attraverso delle interviste biennali, lo stato di salute e socioeconomico degli adulti americani con più di 50 anni di età. Dupre e Lopes hanno quindi analizzato i dati relativi alle situazioni matrimoniali dei partecipanti colpiti da un ictus nell’arco di tempo compreso dal 1992 e il 2010, seguendoli per una durata media di 5,3 anni. Dai dati è emerso che per i pazienti che non sono mai stati sposati il rischio di morte è risultato maggiore del 71% rispetto a quelli coinvolti in un matrimonio stabile e duraturo. Similmente, per i soggetti che avevano affrontato un divorzio o la morte del partner il rischio è risultato aumentato rispettivamente del 23% e 25%. La mortalità è invece risultata maggiore del 39% e del 40% in quei casi in cui i pazienti avevano vissuto più volte un divorzio o la morte del coniuge. “La nostra ricerca è la prima che mette in evidenza come le esperienze matrimoniali, presenti e passate, influenzino la prognosi dopo un ictus”, sostiene Matthew Dupre. “La speranza è che una maggiore comprensione e capacità di riconoscimento di queste associazioni consentano agli operatori sanitari di identificare e trattare i pazienti maggiormente a rischio”.

Dall’analisi dei dati emerge che queste associazioni sono almeno in parte spiegabili attraverso la mediazione di altri fattori psicosociali come la mancanza di figli, un limitato supporto sociale e la presenza di una sintomatologia depressiva, oltre che da fattori socioeconomici. Tuttavia, anche tenendo conto di queste variabili i pazienti sposati e mai divorziati mostrano comunque un tasso di sopravvivenza significativamente maggiore. Secondo gli autori, nel caso di perdita del coniuge l’aumentata mortalità potrebbe dipendere da una serie di meccanismi biologici (es. reattività cardiovascolare, livelli elevati di cortisolo e emoglobina A1) legati allo stress acuto e cronico causati dal lutto. Al contrario, un matrimonio stabile sembrerebbe garantire quelle risorse socioeconomiche, psicosociali e comportamentali necessarie ad affrontare un evento stressante come un ictus. Inoltre, studi precedenti hanno già dimostrato che la convivenza con un coniuge favorisce la messa in atto di comportamenti salutari da un punto di vista, ad esempio, dell’alimentazione e dell’esercizio fisico, i quali fungono di per sé da fattori protettivi (2).

I risultati di questo studio forniscono quindi delle potenziali indicazioni per la pratica clinica. La conoscenza dei rischi associati a determinate condizioni matrimoniali può essere utile per personalizzare il percorso di cure e migliorare la prognosi dei pazienti colpiti da ictus. Tuttavia, concludono gli autori, “(…) studi futuri sono necessari per indagare i meccanismi alla base alla base di questa associazioni e per valutare il modo migliore per individuare e trattare segmenti della popolazione particolarmente vulnerabili”.

Fabio Ambrosino

▼1. Dupre ME, Lopes RD. Marital history and survival after stroke. Journal of the American Heart Association 2016; 5:e004647.
2. Umberson D. Family status and health behaviours: social control as a dimension of social integration. Journal of Health and Social Behaviour 1987; 28: 306– 319.