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È possibile riutilizzare i pacemaker espiantati?

By 13 Novembre 2017Marzo 30th, 2022No Comments
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Un gruppo di ricerca messicano ha evidenziato la possibilità di riutilizzare, dopo un’accurata procedura di sterilizzazione, i pacemaker espiantati a pazienti deceduti. Tale procedura potrebbe rendere accessibile questo tipo di dispositivi ai soggetti che attualmente non possono permetterseli. I risultati dello studio sono stati presentati nel corso del XXX Mexican Congress of Cardiology.

I ricercatori hanno riportato i dati relativi a 33 pazienti, 25 dei quali con indicazione all’impianto di pacemaker e 8 con necessità di sostituzione della batteria di un dispositivo già impiantato che per motivi economici non potevano permettersi tali procedure. Questi hanno ricevuto dei pacemaker con un’autonomia residua di almeno sei anni, espiantati dai soggetti deceduti presso il General Hospital “Dr. Eduardo Liceaga” di Città del Messico nell’arco di tempo compreso tra il 2011 e il 2017. Prima del re-impianto i dispositivi sono stati sottoposti a una verifica del corretto funzionamento e a un processo di sterilizzazione mediante lavaggio con sapone enzimatico, realizzato in autoclave, della durata di 38 minuti. I pazienti considerati avevano in media 72 anni (in un range da 20 a 106 anni) ed erano per il 52% di sesso femminile; le motivazioni all’impianto di un pacemakers sono risultate essere: disfunzioni del nodo sinusale nel 30% dei casi e blocco atrioventricolare avanzato nel 70% dei casi. Se si esclude un caso di ematoma verificatosi nel corso di una procedura di impianto, risoltosi poi senza conseguenze, non sono emerse complicazioni al follow-up a sei mesi.

“Per quanto di piccole dimensioni questo studio ha dimostrato che, a seguito di una procedura di sterilizzazione standardizzata, i pacemaker espiantati possono essere riutilizzati in modo sicuro”, ha commentato Carlos Gutièrrez, cardiologo del General Hospital “Dr. Eduardo Liceaga”. “Ciò fornisce un’opzione terapeutica per tutti i pazienti che non possono permettersi tale trattamento”. Infatti, più della metà della popolazione messicana non ha attualmente accesso a una copertura sanitaria tale da potersi permettere l’impianto di un pacemaker o la sostituzione della batteria.

Fabio Ambrosino