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Nuovi dati sul trattamento percutaneo dell’insufficienza mitralica con MitraClip

A cura di Fabio Ambrosino By 5 Marzo 2023No Comments
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MitraClip

In pazienti con scompenso cardiaco e disfunzione della valvola mitrale, una procedura mini-invasiva per il trattamento percutaneo dell’insufficienza mitralica con MitraClip determina, al follow up a 5 anni, una riduzione significativa delle ospedalizzazioni per scompenso cardiaco e della mortalità per tutte le cause.

Sono questi i risultati più rilevanti del trial COAPT, appena presentati al meeting annuale dell’American College of Cardiology (ACC.23), organizzato in collaborazione con la World Heart Federation e in programma da oggi al 6 marzo a New Orleans, e pubblicati in simultanea sul New England Journal of Medicine.

Condotto negli Stati Uniti e in Canada, il trial ha arruolato 614 pazienti (età media 72 anni, 36% donne) con disfunzione del ventricolo sinistro, insufficienza mitralica grave e sintomi di scompenso cardiaco (affaticamento, affanno) nonostante il trattamento con la miglior terapia medica disponibile al momento dello studio (le gliflozine non erano ancora disponibili). Tutti i pazienti hanno continuato ad assumere i trattamenti per lo scompenso cardiaco nel corso dello studio.

Metà dei pazienti è stata sottoposta a una riparazione percutanea da bordo a bordo (in inglese transcatheter edge-to-edge repair, TEER) della valvola mitralica con MitraClip in aggiunta alla terapia medica, mentre l’altra metà non è stata sottoposta alla procedura ed è andata a costituire il gruppo di controllo. Anche in questo caso (si vedano i risultati del trial TRILUMINATE, presentati ieri) lo studio non era ‘in cieco’ in quanto non è stata prevista una procedura sham per i soggetti del gruppo di controllo.

I risultati al follow up a cinque anni mostrano che un’ospedalizzazione per scompenso cardiaco o un decesso si sono verificati nel 73,6% dei pazienti sottoposti a TEER e nel 91,5% dei pazienti del gruppo di controllo. I benefici associati alla procedura TEER si sono ridotti dopo tre anni, verosimilmente perchè dopo la presentazione dei risultati a due anni nel 2018 ai pazienti del gruppo di controllo è stato permesso di sottoporsi alla procedura mini-invasiva per il trattamento percutaneo dell’insufficienza mitralica.

“MitraClip ha fatto la differenza per i pazienti con scompenso cardiaco e insufficienza mitralica grave. Sulla base di questi risultati, i pazienti candidabili dovrebbero essere trattati con MitraClip il prima possibile”, ha affermato Gregg Stone della Icahn School of Medicine at Mount Sinai, responsabile dello studio. “Tuttavia anche dopo una procedura di successo con MitraClip quasi tre pazienti su quattro sono morti o sono stati ricoverati per uno scompenso cardiaco, perché il trattamento della mitrale rigurgitante non migliora la sottostante disfunzione ventricolare sinistra. Dobbiamo sviluppare terapie migliori per lo scompenso cardiaco avanzato se vogliamo migliorare ulteriormente la prognosi di questa popolazione di pazienti ad alto rischio”.