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NAO e insufficienza renale, gli effetti di sovra e sottodosaggio

By 5 Giugno 2018Aprile 22nd, 2022No Comments
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Nei pazienti affetti da fibrillazione atriale e insufficienza renale il trattamento con i nuovi anticoagulanti orali (NAO) dovrebbe essere prescritto a un dosaggio ridotto. Tuttavia, in molti casi questa indicazione non viene rispettata o, al contrario, viene applicata anche quando non è presente una vera compromissione a livello renale. Uno studio realizzato dalla Mayo Clinic di Rochester (Minnesota) ha quindi indagato gli effetti, in termini di efficacia e sicurezza, che emergono in situazioni di sovradosaggio e sottodosaggio. I risultati, pubblicati sul Journal of the American College of Cardiology, mostrano che entrambe le condizioni possono portare a outcome di salute negativi.

Sono stati inclusi nello studio 14.865 pazienti affetti da fibrillazione atriale non valvolare, sottoposti a trattamento con un NAO (apixaban, dabigatran o rivaroxaban) nel periodo compreso tra ottobre 2010 e settembre 2015. Di questi, 1.473 avevano un’indicazione a ricevere un dosaggio ridotto per un’insufficienza renale, mentre i restanti 13.392 pazienti no. I ricercatori hanno preso in considerazione due possibili scenari: uno caratterizzato dall’utilizzo di un dosaggio standard in soggetti con un’indicazione a un dosaggio ridotto (sovradosaggio) e uno caratterizzato da un dosaggio ridotto in pazienti senza tale indicazione (sottodosaggio). Gli endpoint primari erano rappresentati dal numero di ictus per quanto riguarda l’efficacia del trattamento e da quello di emorragie per quanto riguarda la sicurezza. Dai risultati è emerso che i pazienti con una compromissione della funzionalità renale hanno ricevuto un trattamento standard (sovradosaggio) nel 43% dei casi, mentre quelli che non presentavano questa condizione hanno ricevuto un dosaggio ridotto (sottodosaggio) nel 13,3% dei casi. Il gruppo dei pazienti esposto a sovradosaggio è risultato associato a un rischio maggiore di emorragie (HR: 2,19; C.I. 95%), senza alcun beneficio significativo in termini di riduzione del numero di ictus (HR: 1,66; C.I. 95%). Tra i pazienti esposti a un sottodosaggio, invece, quelli sottoposti ad apixaban – e non a rivaroxaban o dabigatran – sono risultati associati a un rischio di 5 volte maggiore di andare incontro a un ictus (HR: 4.87; C.I. 95%), senza benefici in termini di rischio emorragico (HR: 1,29; C.I. 95%).

“Questi risultati – si legge nella conclusione dello studio – suggeriscono che la tendenza a prescrivere un dosaggio ridotto di apixaban a pazienti senza insufficienza renale si associa a una riduzione dell’efficacia in termini di prevenzione dell’ictus”.

Fabio Ambrosino

▼ Yao X, Shah ND, Sngaralingham LR, et al. Non-vitamin K antagonist oral anticoagulant dosing in patients with atrial fibrillation and renal dysfunction. Journal of the American College of Cardiology 2017; 69(23): http://dx.doi.org/10.1016/jjacc.2017.03.600.