
L’utilizzo di stazioni ad alta potenza per la ricarica delle auto elettriche non comporta rischi per i portatori di dispositivi cardiaci impiantabili come pacemaker e defibrillatori.
È quanto emerge da uno studio presentato oggi al meeting annuale dell’European Heart Rhythm Association (EHRA) – in corso dal 16 al 18 aprile a Barcellona – e pubblicato in simultanea su EP Europace.
Le nuove stazioni per la ricarica delle auto elettriche, basate sull’utilizzo di corrente continua e in grado di raggiungere i 350 kW di potenza, sono state sviluppate negli ultimi anni al fine di ridurre i tempi necessari al rifornimento. Questo maggiore trasferimento di energia potrebbe però generare dei campi elettromagnetici tali da interferire con il funzionamento di pacemaker e defibrillatori impiantabili.
Un gruppo di ricerca del German Heart Center di Monaco ha quindi indagato il possibile effetto di interferenza di queste stazioni ad alta potenza su 130 pazienti portatori di pacemaker o defibrillatori (età media: 59 anni; 21% donne) valutati mentre ricaricavano quattro tipologie di auto elettriche disponibili in commercio. Tuttavia, poiché questi quattro modelli non permettevano un trasferimento di energia massimale (350 kW), i ricercatori hanno analizzato anche un quinto veicolo test in grado di raggiungere effettivamente questo limite.
I dispositivi impiantabili erano stati impostati in modo da ottimizzare il rilevamento di eventuali interferenze elettromagnetiche e, inoltre, era stato chiesto ai soggetti di ricaricare i veicoli tenendo il cavo per il rifornimento posizionato sopra il proprio device al fine di massimizzare il rischio di interferenze.
I pazienti sono stati quindi monitorati per rilevare qualsiasi evento avverso causato dal malfunzionamento dei pacemaker e dei defibrillatori, come una mancata stimolazione o l’errata interpretazione di un ritmo cardiaco anomalo, durante e dopo la procedura di ricarica delle auto elettriche.
I risultati, relativi a 561 procedure di ricarica, non hanno messo in evidenza eventi avversi causati da interferenze elettromagnetiche. Infatti, in nessun caso il campo generato dalla stazione di ricarica ad alta potenza ha inibito la stimolazione da parte dei pacemaker o innescato la somministrazone di shock inappropriati da parte dei defibrillatori impiantabili.
“Lo studio è stato disegnato in modo da considerare il peggior scenario possibile in modo da massimizzare il rischio di interferenza elettromagnetica”, ha sottolineato Carsten Lennerz, tra gli autori dello studio. “Nonostante questo non abbiamo registrato interferenze elettromagnetiche rilevanti e non sono emersi malfunzionamenti durante le procedure di ricarica. Questo suggerisce che non sono necessarie restrizioni relative all’uso di queste stazioni per i pazienti portatori di pacemaker e defibrillatori impiantabili”.