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Le mega-riviste sono una buona o una cattiva notizia?

Redazione By 27 Aprile 2023No Comments
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mega-riviste

In primo luogo, bisogna chiarire di cosa stiamo parlando: le mega-riviste sono i periodici che prevedono la peer-review e che consentono l’accesso aperto a qualsiasi utente/lettore perché a sostenerle sono gli autori che pagano per la pubblicazione. La caratteristica che però le definisce “mega” è che pubblicano più di 2.000 articoli in un anno solare.

Ciò premesso, le mega-riviste aumentano di numero, soprattutto in biomedicina: lo spiega un articolo di Ioannidis, Pezzullo e Boccia uscito sul JAMA nel marzo 2023 (1), molto ripreso e commentato dai media internazionali.

“Se nel 2015 undici riviste indicizzate da Scopus hanno pubblicato più di 2.000 articoli in campo biomedico – spiegano gli autori – rappresentando il 6% della letteratura di quell’anno, nel 2022 erano 55 le riviste che pubblicavano più di 2.000 articoli, per un totale di oltre 300.000 articoli (quasi un quarto della letteratura biomedica di quell’anno). Nel 2015, due riviste di ricerca biomedica (PLoS One e Scientific Reports) hanno pubblicato più di 3.500 articoli. Nel 2022, le riviste così prolifiche saranno 26. L’accelerazione della crescita delle mega-riviste crea sia minacce sia opportunità per la scienza biomedica”.

Minacce e opportunità: su questo spartiacque si muove costantemente il punto di vista degli autori. L’analisi dello studio che ha visto associati il coordinatore del Metrics di Stanford e i ricercatori della Università Cattolica di Roma è puntuale: “Le due mega-riviste lanciate per prime, PLoS One e Scientific Reports, erano anche caratterizzate da una portata editoriale molto ampia, che copriva argomenti scientifici di interesse assai generale. La maggior parte delle mega-riviste del 2022 sembra aver avuto obiettivi editoriali più mirati”.

Questo tipo di periodico, nonostante il numero di articoli pubblicati, riesce a ottenere un fattore di impatto rispettabile che rende le riviste appetibili (con buona pace di chi si augura che l’impact factor cessi di essere un indicatore dii qualità della ricerca) (2), nonostante sia abbastanza diffusa la pratica dell’autocitazione (che può esporre i periodici a dei richiami da parte dei gestori dei database bibliografici).

Nonostante le riserve degli autori, “sarebbe tuttavia ingiusto liquidare le mega-riviste come uno sviluppo semplicemente negativo” scrivono. “Diverse loro caratteristiche potrebbero essere allineate anche a pratiche scientifiche auspicabili. In primo luogo, l’accesso aperto è un buon punto di partenza e può essere abbinato a una maggiore trasparenza. Se queste riviste adottano abitualmente pratiche di ricerca trasparenti, come la condivisione di dati, codici, protocolli e piani di analisi statistica, possono avere un effetto di trasformazione, data la loro grande produzione. Diverse mega-riviste di vecchia data e di ampio respiro (per es., PLoS One, Royal Society Open Science) hanno già sostenuto tali sforzi. È fondamentale che le mega-riviste disciplinari facciano lo stesso. In secondo luogo, la pubblicazione di lavori scientifici tecnicamente validi, indipendentemente dalla natura dei risultati, è estremamente lodevole. Offre l’opportunità di frenare i bias di pubblicazione”.

Gli autori sostengono che sulla spinta di questi progetti possa essere trasformata l’editoria scientifica. Può essere, ma non è detto che questo cambiamento sia in una direzione positiva. Le mega-riviste stanno sovvertendo il significato stesso dei periodici scientifici, pensati sin dalla loro origine come strumento di approfondimento a vantaggio dei lettori e non di chi scrive (3).

È esemplare come in questi periodici gli articoli siano pubblicati quotidianamente e non siano quasi mai contestualizzati attraverso la pubblicazione contemporanea di editoriali o commentaries. Di fatto, sono dei contenitori di tutto e di più, sia in termini di argomenti trattati sia di qualità dei contenuti.

Bibliografia

1. Ioannidis JPA, Pezzullo AM, Boccia S. The rapid growth of mega-journals: threats and opportunities. JAMA 2023; 20 marzo.
2. Declaration on Research Assessment (DORA). https://sfdora.org/
3. Booth CC. Medical communication: the old and new. The development of medical journals in Britain. BMJ 1982; 285: 105-8.