
In pazienti anziani, l’inizio di una terapia con allopurinolo si associa a una riduzione significativa dell’incidenza di aritmie ventricolari. In uno studio basato su oltre 28.000 pazienti beneficiari di Medicare, i cui risultati sono stati presentati in una poster session dell’European Congress of Rheumatology (EULAR 2017) di Madrid, è emersa una riduzione del 28% delle aritmie ventricolari nei pazienti sottoposti da due anni a una terapia con allopurinolo.
I ricercatori dell’University of Brimingham hanno analizzato i dati relativi a oltre 3 milioni di soggetti beneficiari di Medicare e inclusi nel programma di assicurazione statunitense dal 2006 e il 2012. Tra questi, sono stati individuati 28.755 pazienti (età media: 77 anni) che avevano iniziato una terapia ex novo (dopo che il farmaco non era stato loro prescritto per almeno un anno) a base di allopurinolo. Un’aritmia ventricolare, definita come un episodio aritmico in pazienti che non avevano manifestato disturbi del ritmo cardiaco nell’anno precedente, si è verificata in 2538 pazienti sottoposti a terapia con allopurinolo (9%). Rispetto ai soggetti non sottoposti a questa terapia, il dato ha messo in evidenza una riduzione del 18% dell’incidenza di aritmie ventricolari nel gruppo sperimentale. Inoltre, l’effetto è risultato associato alla durata del trattamento: rispetto ai soggetti non sottoposti ad allopurinolo, la riduzione del tasso di aritmie ventricolari è risultata ridotta del 28% tra i pazienti che lo prendevano da due anni e del 24% tra quelli che lo prendevano da un periodo di tempo compreso tra sei mesi e due anni; nessuna riduzione si è invece manifestata per i soggetti che avevano iniziato la terapia con allopurinolo da meno di sei mesi. Significativamente, la riduzione dell’incidenza di aritmie ventricolari è risultata associata anche a una terapia a base di statine.
Lo stesso gruppo di ricerca ha poi presentato un secondo studio, basato su un data set molto simile al primo, in cui si è indagato l’effetto di una terapia a base di allopurinolo sull’incidenza di arteriopatie periferiche (PAD). Anche in questo caso il trattamento è risultato associato a una riduzione, pari al 12%, del numero dei pazienti che ha sviluppato la patologia. Infine, anche per quanto riguarda le PAD è emersa una relazione tra l’effetto e la durata dell’esposizione ad allopurinolo.
Fabio Ambrosino
▼ Singh J, Cleveland J. Allopurinol and the risk of ventricular arrhythmias in the elderly: a study using U.S. Medicare data. Annals of the Rheumatic Diseases 2017; 76(2): 752