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La città non previene l’infarto ma sa curarlo

Redazione By 13 Febbraio 2023No Comments
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città infarto

Il contesto è quello di una sala accanto alla palestra popolare del Quarticciolo, un quartiere di Roma a poca distanza dal Grande raccordo anulare. Il centro della Capitale è distante una ventina di chilometri e i muri delle case della borgata progettata dall’architetto Roberto Nicolini durante il fascismo parlano della pandemia “vissuta in 40 metri quadri” e di una società civile che partecipa, che si interessa ai grandi temi che la riguardano.

La salute è uno di questi e l’occasione per discuterne è nata da un invito a Carlo Saitto, autore con Lionello Cosentino di un libro sulle disuguaglianze nella città (1), dove si riscontrano grandi differenze nello stato di salute e nella distribuzione delle malattie croniche a seconda delle zone geografiche e talvolta dei Municipi.

“Ci è parso che una maniera per cominciare a leggere le differenze fosse quella di andare a vedere le differenze di mortalità che si riscontravano nei diversi municipi – spiega Saitto – e queste differenze sono talvolta alte, talvolta molto alte. Non sono mai assenti anche nelle situazioni in cui è meno pesante il carico della disuguaglianza sociale nel determinare una disuguaglianza di salute.”

Lo studio di Saitto – medico internista che ha svolto per molti anni un’attività di ricerca e di dirigenza nella sanità pubblica – e Cosentino – che ha ricoperto in passato la carica di assessore alla salute nella Regione Lazio – offre un quadro sostanzialmente simile alle classiche ricerche di Sir Michael Marmot (2) o, in Italia, degli epidemiologi dell’Università di Torino, coordinati da Giuseppe Costa (3), o del Dipartimento di Epidemiologia di Roma (4).

Ma c’è un aspetto peculiare che emerge dall’approfondimento sulla città di Roma: in alcune circostanze – l’accesso alle cure d’urgenza e gli esiti conseguenti all’assistenza per acuti – le disuguaglianze si riducono fin quasi ad annullarsi. “La lettura che noi diamo in questo libro è che il sistema– anche quando non riesce a proteggere – talvolta riesce a curare quando sono impegnate le tecnologie nelle emergenze, nelle grandi situazioni critiche come la traumatologia, o l’assistenza ai pazienti con infarto del miocardio e con eventi ischemici cerebrali acuti. Insomma, tutte le situazioni in cui è richiesta una risposta acuta critica dell’assistenza e della presa in carico”.

La riflessione di Saitto e Cosentino mette a nudo “l’incapacità del servizio sanitario di ricordarsi del paziente quando questi va a bussare alla sua porta ma di ricordarsene quando il bisogno di salute si trasforma in un evento acuto e in una richiesta di prestazioni sanitarie”.

Nelle malattie acute – come ictus, infarto, traumi, crisi respiratorie, patologie gravi dell’apparato gastrointestinale e urogenitale – la mortalità non è correlata alle differenze di reddito. Nel caso di interventi ospedalieri anche complessi, le strutture, pubbliche nella maggior parte dei casi, mettono a disposizione di tutti, anche dei più poveri, le migliori tecnologie e professionalità.

“È il dato di cui possiamo essere orgogliosi rispetto ad altri Paesi occidentali”, scrive Walter Tocci – già vicesindaco di Roma – nella presentazione del libro di Saitto e Cosentino. “Nonostante le tante leggi sbagliate e le decennali controriforme, il nostro si conferma un servizio sanitario a carattere universale, almeno per queste patologie. Invece, nelle malattie croniche, pur essendo curabili con metodi e dispositivi più semplici, ma con una maggiore offerta di strutture private, la mortalità presenta enormi differenze nel gradiente sociale. È intollerabile che nell’area di Tor Bella Monaca la probabilità di morire di diabete sia quasi doppia (+84%) rispetto ai quartieri vicini ai Parioli”.

Per dirla in altri termini, nei Municipi a basso reddito aumenta la probabilità di andare incontro a un infarto ma non quella di morire per la stessa malattia. “Il servizio sanitario recita in questa partita un duplice ruolo” osservano gli autori: “quello del malandrino che non riesce a tutelare i cittadini più disagiati e a prevenire l’insorgenza dell’infarto, e quello del benefattore che una volta accaduto il peggio ti salva la vita, iniquo nel primo ruolo ed equo nel secondo”.

Bibliografia

1. Saitto C, Cosentino L. La sanità non è sempre salute. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2022.
2. Marmot M. La salute disuguale. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2016-2019.
3. Costa G, Bassi M, Gensini GF, Marra M, Nicelli AL, Zengarini N (a cura di). L’equità nella salute in Italia. Secondo rapporto sulle disuguaglianze sociali in sanità: Secondo rapporto sulle disuguaglianze sociali in sanità. Milano: Franco Angeli, 2015.
4. Cacciani L, Bargagli AM, Cesaroni G, et al. Education and mortality in the Rome longitudinal study. PLoS One 2015;10(9):e0137576.