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Ipertensione negli anziani: trattamento intensivo o standard?

A cura di Fabio Ambrosino By 5 Ottobre 2021No Comments
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Nei soggetti anziani con ipertensione un trattamento intensivo con un livello target di pressione sistolica inferiore riduce l’incidenza di eventi cardiovascolari rispetto a un trattamento standard. È quanto emerge da uno studio cinese condotto su pazienti ipertesi di età compresa tra 60 e 80 anni, i cui risultati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine (1).

Lo studio multicentrico, randomizzato, controllato STEP (Strategy of Blood Pressure Intervention in the Elderly Hypertensive Patients) ha preso in considerazione 9.624 soggetti cinesi con ipertensione, 8.511 dei quali sono stati randomizzati per ricevere un trattamento intensivo con un livello target di pressione sistolica compreso tra i 110 e i 130 mmHG (n=4.243; pressione sistolica alla baseline: 146,1 ± 16,8) ) o un trattamento standard con un livello target compreso tra i 130 e i 150 mmHG (n=4.268; pressione sistolica alla baseline: 146,0 ± 16,5). L’endpoint primario dello studio era costituito da una misura composita di ictus, sindrome coronarica acuta (infarto miocardico acuto e ospedalizzazione per angina instabile), scompenso cardiaco acuto, rivascolarizzazione coronarica, fibrillazione atriale o morte per cause cardiovascolari.

A un anno di follow up il livello medio di pressione sistolica è risultato pari a 127,5 mmHg nel gruppo sottoposto a trattamento invasivo per l’ipertensione e a 135,3 mmHg in quello sottoposto al trattamento standard. A un follow up medio di 3,34 anni, invece, l’endpoint primario composito si è verificato  in 147 pazienti (3,5%) nel gruppo con valore target compreso tra 110 e i 130 mmHG e in 196 pazienti (4,6%) in quello con valore target compreso tra 130 e i 150 mmHg (HR: 0,74; 95% CI, 0,60 – 0,92; p=0,007).

Il trattamento intensivo è risultato associato a una riduzione dell’incidenza di diversi elementi che componevano l’endpoint primario, presi singolarmente, tra cui l’ictus (HR: 0,67), la sindrome coronarica acuta (HR: 0,67), scompenso cardiaco acuto (HR: 0,27); la rivascolarizzazione coronarica (HR: 0,69), la fibrillazione atriale (HR: 0,96) e la mortalità per cause cardiovascolari (HR: 0,72). L’incidenza della mortalità per tutte le cause è invece risultata leggermente superiore nel gruppo sperimentale (HR: 1,11). Tuttavia, poiché il disegno iniziale non prevedeva confronti multipli non è possibile, per nessuno di questi fattori, stabilire con certezza un effetto legato al trattamento invasivo.

Non sono emerse differenze tra i due gruppi, infine, per quanto riguarda gli outcome renali e di sicurezza, a eccezione dell’incidenza di ipotensione risultata significativamente più elevata nei soggetti del gruppo sottoposto a trattamento intensivo (p=0,03).

Fabio Ambrosino

Bibliografia

1. Zhang W, Zhang S, Deng Y, et al. Trial of Intensive Blood-Pressure Control in Older Patients with Hypertension. N Eng J Med 2021; 385:1268-1279