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Infarto del miocardio acuto, IL-1ß come fattore prognostico

A cura di Fabio Ambrosino By 7 Ottobre 2020Febbraio 22nd, 2022No Comments
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infarto miocardico

Nei pazienti che arrivano in ospedale con un infarto del miocardio acuto i livelli di interleuchina 1ß (IL- 1ß) sono indipendentemente associati alla mortalità per tutte le cause e al rischio di eventi cardiovascolari maggiori. I risultati di uno studio di coorte prospettico, pubblicati sul Journal of the American College of Cardiology, offrono spunti interessanti circa il potenziale impiego di farmaci antinfiammatori nei pazienti vittime di infarto del miocardio (1).

Lo studio ha preso in considerazione 1.398 pazienti consecutivi, inclusi nel registro ePARIS, trattati con PCI per un infarto miocardico acuto con sopraslivellamento del tratto ST. L’endpoint primario era costituito dalla mortalità per tutte le cause a 90 giorni, mentre gli endpoint secondari erano rappresentati dalla mortalità per tutte le cause a 1 anno, la mortalità cardiovascolare a 1 anno e gli eventi cardiovascolari maggiori, definiti dall’associazione di morte cardiovascolare, recidive di infarto del miocardio o ictus entro 1 anno. I risultati hanno messo in evidenza come la concentrazione di IL- 1ß, analizzata come variabile continua, sia significativamente associata alla mortalità per tutte le cause a 90 giorni (p<0,002). Un’evidenza, questa, rimasta significativa anche dopo aver incluso nell’analisi tutti i parametri associati alla mortalità, inclusi i fattori di rischio cardiovascolari e i fattori prognostici quali i livelli di colesterolo LDL, di troponina e di proteina C-reattiva. Prendendo in considerazione i terzili delle concentrazioni di IL- 1ß è emerso che nei soggetti appartenenti a quello con i livelli più elevati il tasso di mortalità per tutte le cause a 90 era, rispetto al gruppo di riferimento, il più alto (p=0,0013). Le curve di Kaplan-Meyer hanno inoltre messo in evidenza come i pazienti con i livelli di IL- 1ß più elevati (> 3° terzile) si associassero a un rischio di mortalità (per tutte le cause e cardiovascolare) a 90 giorni e a 1 anno significativamente più elevato rispetto a quelli con livelli IL- 1ß più bassi (< 3° terzile). Inoltre, è emerso che sia la mortalità cardiovascolare che il tasso di eventi cardiovascolari maggiori a 90 giorni erano associati significativamente alle concentrazioni di IL- (p=0,002 e p=0,004, rispettivamente).

Negli ultimi anni lo studio della via immunitaria innata dell’interleuchina 1ß ha suscitato un crescente interesse, dovuto anche alla dimostrazione del ruolo di questa citochina pro-infiammatoria nel processo aterotrombotico (2). Di recente, poi, l’inibizione di IL- 1ß attraverso un trattamento basato sull’anticorpo monoclonale canakinumab è risultata associata a una riduzione degli eventi cardiovascolari in un gruppo di pazienti con coronaropatia stabile, precedente infarto del miocardio e elevati livelli di proteina C-reattiva (3). Risultati simili, infine, sono stati ottenuti anche con la colchicina, antinfiammatorio aspecifico che agisce attraverso l’asse costituito dall’inflammasoma NLRP3 e IL- 1ß (4).

Fabio Ambrosino

Bibliografia
1. Silvain J, Kerneis M, Zeitouni M, et al. Interleukin-1Beta and Risk of Premature Death in Patients with Myocardial Infarction. J Am Coll Cardiol 2020; doi: https://doi.org/10.1016/j.jacc.2020.08.026.
2. Libby P, Ridker PM, Hansson GK, Leducq Transatlantic Network on A. Inflammation in atherosclerosis: from pathophysiology to practice. J Am Coll Cardiol 2009; 54: 2129-38.
3. Ridker PM, Everett BM, Thuren T et al. Antiinflammatory Therapy with Canakinumab for Atherosclerotic Disease. N Engl J Med 2017; 377: 1119-1131.
4. Tardif JC, Kouz S, Waters DD et al. Efficacy and Safety of Low-Dose Colchicine after Myocardial Infarction. N Engl J Med 2019; 381: 2497-2505.