
La maggior parte dei centri di cardiologia nucleare non rispetta le indicazioni dell’International Atomic Energy Agency (IAEA) utili a ridurre l’esposizione alle radiazioni ionizzanti. Lo afferma una ricerca presentata da Edward Hulten, cardiologo del Walter Reed National Military Medical Center di Bethesda (USA), alla recente International Conference of Nuclear Cardiology (ICNC) di Vienna.
Nel 2010 l’American Society of Nuclear Cardiology (ASNC) aveva indicato la soglia dei 9 mSv come limite massimo per l’esposizione alle radiazioni per una singola scansione (1), un valore a cui si fa riferimento anche nelle linee guida dell’IAEA (anche se non nei termini di una raccomandazione formale) (2). L’IAEA ha infatti sviluppato otto parametri di qualità indicativi di un uso responsabile delle radiazioni nell’ambito della cardiologia nucleare:
– evitare l’utilizzo del Tallio 201 negli stress test;
– non utilizzo delle analisi isotopiche doppie;
– utilizzo moderato del Tecnezio 99m;
– utilizzo moderato del Tallio 201;
– impiego esclusivo di prove di imaging sotto stress;
– utilizzo di tecnologie (gamma camere) che permettano di ridurre le dosi;
– uso di strategie di dosaggio pesate per il Tecnezio 99m;
– non utilizzo di dosaggi inappropriati che possano portare ad artefatti da effetto “T2 shine through”.
Nell’ambito del Nuclear Cardiology Protocols Study dell’IAEA (INCAPS) i ricercatori hanno quindi valutato l’aderenza dei laboratori di cardiologia nucleare a queste indicazioni, col fine di individuare quale dei parametri indicati permetta di avvicinarsi maggiormente al valore soglia dei 9 mSv indicato dall’ASNC. Per farlo hanno preso in considerazione 7911 scansioni realizzate presso 308 laboratori in 65 Paesi del mondo. Dai risultati è emersa una variabilità significativa nell’aderenza alle indicazioni dell’IAEA. In generale questa è risultata bassa, con la maggior parte dei laboratori che rispetta meno della metà delle indicazioni per la radioprotezione. I parametri che sono risultati più efficaci nel ridurre l’esposizione alle radiazioni ionizzanti e rispettare il valore dei 9 mSv sono risultati essere l’impiego di prove di imaging nelle valutazioni sotto stress, il non utilizzo del Tallio 201 e l’uso di gamma camere in grado di ridurre l’esposizione alle radiazioni ionizzanti. “Quando nel 2010 è stata presentata la raccomandazione dell’ASNC si diceva che nel 2014 questa sarebbe stata rispettata nel 50% delle scansioni – ha dichiarato Hulten ‒ ma ora lo studio dell’INCAPS mostra che c’è ancora molto lavoro da fare. Tuttavia, è possibile ridurre l’esposizione alle radiazioni con la tecnologia già esistente”.
Ad esempio, le gamma camere a cadmio zinco telluride sono più sensibili e permettono di ridurre il dosaggio per scansione. Inoltre, con certe tipologie di traccianti è persino possibile raggiungere e superare la soglia dell’ 1 mSv. Tuttavia, non tutti i laboratori dispongono della tecnologia necessaria a ottenere questi risultati. “Il primo passo è capire cosa è possibile migliorare in ogni centro – ha aggiunto Hulten – alcuni interventi possono essere fatti a prescindere dalle disponibilità economiche”. Tra questi, ad esempio: la realizzazione di postazioni di imaging multiple, l’utilizzo di dosaggi pesati e l’impiego di tecniche di stress adeguate. “L’implementazione di questi interventi richiede un adattamento del processo lavorativo – ha concluso Hulten – ma è realizzabile in ogni laboratorio. L’obiettivo dei 9 mSv è raggiungibile, è più si riuscirà ad abbassarlo e meglio sarà”.
Fabio Ambrosino
▼ 1. Cerqueira MD, Allman KC, Ficaro EP, Hansen CL, Nichols KJ, Thompson RC, et al. Recommendations for reducing radiation exposure in myocardial perfusion imaging. J Nucl Cardiol. 2010;17:709–718.
2. International Atomic Energy Agency. Nuclear Cardiology: Guidance on the Implementation of SPECT Myocardial Perfusion Imaging. IAEA HUMAN HEALTH SERIES No. 23 (Rev. 1), IAEA, Vienna (2016).