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ENGAGE AF-TIMI 48: efficacia di edoxaban nei pazienti anziani con fibrillazione atriale

By 30 Maggio 2016No Comments
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ENGAGE AF-TIMI 48

In presenza di fibrillazione atriale, il rischio di eventi ischemici ed emorragici è più elevato nei pazienti anziani e se da un lato la terapia anticoagulante orale con antagonisti della vitamina K si è dimostrata efficace nel ridurre il rischio di ictus ischemico, dall’altro è ampiamente documentato che tale trattamento determina un aumento del rischio di sanguinamenti, specie nei pazienti di età avanzata.  Ne deriva quindi la necessità di un accurato monitoraggio dell’INR al fine di garantire un livello di anticoagulazione ottimale in questa categoria di pazienti. In una analisi prespecificata dello studio ENGAGE AF-TIMI 48 è stato confrontato l’outcome clinico con edoxaban vs warfarin nei 21.105 pazienti arruolati nel trial, stratificati in tre gruppi in base all’età (<65, 65-74 e ≥75 anni).

75_smallIl gruppo di età ≥75 anni comprendeva quasi 8500 pazienti, prevalentemente di sesso femminile, di minor peso corporeo e con ridotta clearance della creatinina rispetto agli altri due gruppi, richiedendo più frequentemente l’utilizzo di dosi più basse di edoxaban. In questa sottopopolazione non sono state riscontrate differenze in termini di efficacia e sicurezza, nonostante la frequente riduzione del dosaggio di edoxaban, ma rispetto ai pazienti trattati con warfarin i sanguinamenti maggiori sono risultati significativamente ridotti (hazard ratio 0.83, intervallo di confidenza al 95% 0.70-0.99). Nei pazienti anziani la differenza riscontrata nel rischio assoluto di sanguinamenti maggiori (-82 eventi/10.000 anni-paziente) e di emorragie intracraniche (-73 eventi/10.000 anni-paziente) si è dimostrata a favore di edoxaban rispetto a warfarin.

Questa analisi prespecificata conferma ancora una volta lo stretto rapporto tra età e rischio tromboembolico ed emorragico nei pazienti con fibrillazione atriale, anche dopo aggiustamento per eventuali fattori confondenti. In particolare, l’età ha un impatto maggiore sul rischio emorragico rispetto al rischio di eventi embolici sistemici, in quanto con l’avanzare dell’età il rischio di sanguinamenti maggiori risulta più elevato che non quello di eventi tromboembolici, specie in soggetti ultra75enni. In questa popolazione il trattamento con edoxaban vs warfarin conferisce una riduzione assoluta dell’incidenza di sanguinamenti maggiori più marcata rispetto a quanto osservato in pazienti delle fasce di età più giovani.