
C’è un nuovo “paradosso dell’obesità” all’orizzonte in Cardiologia? Sì, secondo uno studio presentato al CHEST Annual Meeting ‒ appena conclusosi a San Antonio, in Texas. Tra i pazienti obesi con diagnosi di embolia polmonare, infatti, si registrano tassi di mortalità inferiori rispetto a quelli riscontrati tra i pazienti normopeso.
I ricercatori dell’University of Toledo (Ohio) Medical Center coordinati da Zubair Khan hanno analizzato il National Inpatient Sample (NIS) database, prendendo in esame 1.959.018 pazienti con diagnosi di embolia polmonare, dei quali 312.770 (il 16%) obesi. I pazienti obesi presentano più fattori di rischio cardiovascolare (ipertensione, patologie respiratorie croniche, patologie epatiche croniche) e soffrono di sintomi più severi di quelli normopeso, eppure tra loro si registra una mortalità del 2,2%, significativamente inferiore a quella registrata tra i pazienti con embolia polmonare normopeso, che è del 3,7% (P<0.001).
“Dei dati davvero sorprendenti, che assolutamente non ci aspettavamo”, ha spiegato Khan a San Antonio. “L’associazione tra obesità e tassi di mortalità inferiori, nota come paradosso dell’obesità, è stata osservata in passato in studi su altre condizioni croniche come lo scompenso cardiaco, la malattia coronarica, l’angina instabile, l’infarto del miocardio e ha suscitato diverse polemiche. Credo che sia un’area di ricerca da esplorare con molta attenzione in futuro. Un’ipotesi che possiamo avanzare per il momento è che la mortalità inferiore nella popolazione obesa sia causata da livelli più elevati di endocannabinoidi”.
David Frati
▼ Khan ZK et al. The impact of obesity on mortality and disease severity in patients with pulmonary embolism in Unites States: a 13-year national analysis. Chest 2018;154(4):1017A doi:10.1016/j.chest.2018.08.919