
Nel 1854 il medico John Snow riuscì a contenere un’epidemia di colera a Londra raccomandando di sostituire la maniglia della pompa di Broad Street ed eliminando così la fonte della contaminazione delle acque. Secondo Steven A. Farmer, Michelle Schreiber e Keith A. Horwath, autori di un articolo di commento pubblicato sul JAMA Cardiology, l’operato di Snow dovrebbe essere preso ad esempio per arginare l’epidemia da abuso di farmaci oppioidi (1). Un problema, questo, che secondo le stime della Società Italiana di Tossicologia interessa 350.000 persone nel nostro Paese, di cui 140.000 in trattamento.
Una delle fonti del problema, in questo caso, è costituita dalla prescrizione di antidolorifici in un contesto peri-operatorio, anche nell’ambito della cardiochirurgia. La riflessione di Farmer, Schreiber e Horwath parte infatti dai risultati di un ampio studio osservazionale pubblicato su JAMA Cardiology, i quali hanno messo in evidenza come una parte considerevole di pazienti (non dipendenti da oppioidi) faccia ancora uso di queste sostanze a tre mesi di distanza da una procedura di cardiochirurgia (2). In particolare, i ricercatori hanno preso in considerazione 35.817 pazienti sottoposti a CABG o chirurgia valvolare tra il 2004 e il 2016 negli Stati Uniti, andando a valutare la persistenza di un trattamento con oppioidi a 90 giorni dall’intervento e il dosaggio prescritto al momento della dimissione. Dai risultati è emerso che nel periodo compreso tra i 90 e i 180 giorni dopo un intervento di cardiochirurgia 1 paziente su 10 persisteva nell’utilizzo di questi agenti. Inoltre, questo tipo di abuso è risultato più frequente nei pazienti a cui era stato prescritto un trattamento basato su un dosaggio maggiore o uguale a 300 mg di equivalenti della morfina.
Lo studio, sottolineano Farmer, Schreiber e Horwath, ha sicuramente dei limiti legati, ad esempio, alla rappresentatività del campione (i database considerati facevano riferimento solo a assicurazioni commerciali e beneficiari di Medicare Advantage) e all’impossibilità di prendere in considerazione l’abuso di oppiacei ottenuti per vie illegali. Tuttavia, secondo gli autori lo studio permette di individuare almeno tre problemi chiave: la necessità di educare i medici prescrittori circa il rischio di sviluppare una dipendenza, la necessità di un sistema di screening integrale per i fattori di rischio per lo sviluppo di una dipendenza e la necessità di opzioni meno rischiose per la gestione del dolore.
Fabio Ambrosino
1. Farmer SA, Schreiber M, Horwath KA. Slowing the Opioid Epidemic by Controlling a Source. Disabling the Pump. JAMA Cardiology 2020; doi:10.1001/jamacardio.2020.1468
2. Brown CR, Chen Z, Khurshan F, et al. Development of Persistent Opioid Use After Cardiac Surgery. AMA Cardiology 2020; doi:10.1001/jamacardio.2020.1445