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Autonomia regionale differenziata, il punto di vista di un cardiologo

Redazione By 27 Giugno 2023No Comments
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autonomia regionale

A marzo di quest’anno il disegno di legge sull’autonomia regionale differenziata proposto dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli è stato approvato all’unanimità dal Consiglio dei ministri e ha iniziato il suo iter parlamentare.

Dato il potenziale impatto sul mondo della sanità il progetto Forward ha dedicato uno Speciale a questo tema, discutendone con economisti, clinici e decisori. “L’obiettivo – si legge nella pagina dedicata – è quello di mettere a fuoco le possibili criticità, gli eventuali punti di forza della riforma e soprattutto creare uno spazio di dibattito sull’argomento”.

Tra i clinici intervenuti nel dibattito c’è anche un cardiologo, Stefano Savonitto. Dal suo punto di vista, un protocollo nazionale e una gestione regionale dovrebbero coesistere. Secondo il medico di Lecco aspetti come la prevenzione dovrebbero essere di pertinenza della cultura generale, ma altri, come la gestione dell’emergenza nelle patologie tempo-dipendenti, potrebbero invece giovarsi di una maggiore autonomia a livello regionale.

A patto però che l’obiettivo ultimo resti il benessere del cittadino. “Se le scelte regionali di allocazione (o dispersione) delle risorse sul territorio sono influenzate da logiche elettorali o lobbistiche invece che tecniche – ha spiegato nella sua intervista a Forward – sicuramente non è fatto il bene del cittadino”.

Il cardiologo fa quindi l’esempio dei centri italiani di emodinamica e cardiochirurgia, spesso così frammentati da non gestire un volume di pazienti tale da garantire risultati ottimali. “Questo va ovviamente inserito in un piano in cui le strade, i trasporti sanitari e la distribuzione del personale sia gestito con visione di lungo termine e puntualità, sperabilmente tipico di un sistema regionale”, ha aggiunto.

In generale, poi, secondo Savonitto il disegno di legge sull’autonomia regionale differenziata non comporterebbe un rischio in termini di un aumento delle disuguaglianze nell’assistenza a pazienti affetti da patologie cardiovascolari tra le diverse regioni.

Questo perchè dal suo punto di vista gli interventi più efficaci nel ridurre l’impatto delle malattie cardiovascolari rimangono quelli di tipo preventivo – attraverso l’educazione all’attività fisica, la lotta al fumo, la cura dell’ipertensione arteriosa, dell’ipercolesterolemia, dell’obesità, del diabete – e quindi di responsabilità soprattutto della medicina generale e delle istituzioni di carattere nazionale.

Oltre alla distribuzione dei centri di eccellenza, poi, anche altre situazioni potrebbero trarre vantaggio da una maggiore autonomia regionale. È il caso delle cosiddette “aree remote”, le quali necessiterebbero di un’attenzione particolare che, secondo Savonitto, attualmente non esiste in nessuna Regione.

“Non dico che sia facile: il servizio di elisoccorso in Sardegna costa oltre otto milioni di euro per anno, e in Lombardia circa 12 milioni per anno solo per il contratto con la società di volo. A questi costi vanno aggiunti quelli di progettazione, costruzione e manutenzione delle piazzole di atterraggio, una miriade nel territorio lombardo. Tutte queste attività, ma questo è solo un esempio, devono essere gestite in maniera mirata conoscendo dettagliatamente le caratteristiche del territorio, senza dipendere da autorità remote”.