
In una popolazione di soggetti anziani l’assunzione quotidiana di aspirina a basso dosaggio in prevenzione primaria non riduce l’incidenza di ictus e si associa a un rischio significativamente maggiore di emorragie intracraniche.
Sono stati pubblicati su JAMA Network Open i risultati di un’analisi secondaria del trial randomizzato ASPREE, i quali hanno messo in evidenza come l’utilizzo dell’aspirina in prevenzione primaria sia caratterizzato da un rapporto rischi-benefici negativo (1).
In totale sono stati inclusi nell’analisi 19.114 soggetti (10.782 donne, età media: 74 anni) senza una storia di precedenti patologie cardiovascolari, di cui 9.525 sottoposti a trattamento con aspirina e 9.589 con placebo.
A cinque anni di follow up, non sono emerse differenze significative tra i due gruppi in termini di incidenza di ictus ischemico (HR 0,89; 95% CI 0,71-1,11; P = 0,28).
Gli anziani trattati con aspirina in prevenzione primaria sono invece risultati associati a un aumento significativo di emorragie intracraniche (HR 1,38; 95% CI 1,03-1,84; P = 0,03), in cui rientravano gli ictus emorragici ma anche i sanguinamenti subdurali, extradurali e e subaracnoidei.
Gli autori dello studio hanno quindi sottolineato come una parte considerevole di questi eventi fosse verosimilmente causato da sanguinamenti legati a eventi traumatici, determinando un rapporto rischi-benefici negativo in questa popolazione particolarmente vulnerabile alle cadute.
Bibliografia
1. Cloud GC, Williamson JD, Phuong Thao LT, et al. Low-Dose Aspirin and the Risk of Stroke and Intracerebral Bleeding in Healthy Older People. Secondary Analysis of a Randomized Clinical Trial. JAMA Netw Open 2023; 6(7): e2325803.