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Aspirina in prevenzione primaria, i benefici restano marginali

Redazione By 5 Maggio 2022No Comments
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L’aspirina è una pietra miliare della terapia antipiastrinica per la prevenzione secondaria delle patologie cardiovascolari, ma il suo ruolo nella prevenzione primaria rimane incerto. L’argomento è stato oggetto di analisi su JAMA Network Open, una delle riviste del gruppo editoriale del JAMA (1).

Negli ultimi decenni, c’è stato un grande interesse nell’identificare gli individui per i quali il beneficio clinico dell’aspirina per la prevenzione di un primo infarto o ictus (prevenzione primaria) supera il rischio di sanguinamento. Le metanalisi dei primi studi di prevenzione primaria sull’aspirina hanno suggerito un modesto beneficio dell’aspirina a basse dosi nella prevenzione del primo infarto o ictus a costo di un eccesso di rischio di emorragia (2). In effetti, il numero di pazienti da trattare necessario (NNT) per prevenire un singolo evento cardiovascolare sembrava paragonabile a quello per causare danni provocando l’evento avverso.

Pertanto, inizialmente le linee guida raccomandavano l’aspirina a basse dosi solo per individui con alto rischio cardiovascolare presumendo che il beneficio superasse il rischio. Nel corso del tempo, sono stati disegnati studi più ampi per valutare il rapporto beneficio/rischio dell’aspirina a basso dosaggio in individui con un rischio più elevato, inclusi gli anziani, in persone con diabete e con malattia subclinica. Nonostante l’arruolamento di pazienti a rischio più elevato, i risultati erano coerenti: il beneficio clinico dell’aspirina era marginale e, nella maggior parte degli individui, il beneficio era annullato dall’eccesso di rischio di sanguinamento.

Sulla base di dati di diversi studi, la US Preventive Services Task Force (USPSTF) ha aggiornato le proprie raccomandazioni che risalivano al 2016 sull’uso dell’aspirina per la prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari. Ora negli adulti di età compresa tra 40 e 59 anni che hanno un rischio di patologie cardiovascolari a 10 anni del 10% o superiore prescrivere l’aspirina a basse dosi per la prevenzione delle malattie cardiovascolari dovrebbe essere una scelta individuale. Allo stesso tempo, si raccomanda di non iniziare l’uso di aspirina a basse dosi per la prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari negli adulti di età uguale o superiore ai 60 anni.

Tutte le raccomandazioni ricordano che il beneficio clinico dell’aspirina a basso dosaggio per la prevenzione primaria è marginale e dev’essere attentamente bilanciato rispetto al noto eccesso di rischio di sanguinamento maggiore. Gli studi che saranno disegnati e condotti in futuro – suggerisce Jeffrey S. Berger della NYU Grossman School of Medicine di  New York, autore del commento sul JAMA Network Open – “invece di identificare il rischio cardiovascolare globale degli individui utilizzando i tradizionali fattori di rischio (per esempio età, ipertensione, diabete, iperlipidemia), potrebbero prendere in considerazione il fenotipo piastrinico del singolo paziente per l’inizio della terapia mirata, inclusa l’aspirina. Poiché gli individui con maggiore attività piastrinica sono a maggior rischio cardiovascolare e poiché l’aspirina diminuisce l’attività piastrinica, la misurazione di quest’ultima o del trascrittoma piastrinico in soggetti senza patologie cardiovascolari può aiutare a identificare un gruppo ad alto rischio che trarrebbe beneficio dalla terapia preventiva con aspirina”.

Bibliografia

1. Berger JS. Aspirin for primary prevention—Time to rethink our approach. JAMA Netw Open 2022; 5(4): e2210144.
2. Zheng SL, Roddick AJ. Association of Aspirin Use for Primary Prevention With Cardiovascular Events and Bleeding EventsA Systematic Review and Meta-analysis. JAMA 2019; 321(3): 277-287.