
L’impiego di aspirina a bassa dose in prevenzione cardiovascolare primaria ha ricoperto un ruolo piuttosto controverso.
Se da un lato il beneficio emerge maggiormente negli studi recenti che hanno arruolato pazienti a rischio più elevato (JPAD, POPADAD e AAAT trials), dall’altro l’effetto protettivo è ridotto rispetto a quello registrato nei primi studi (TPT, HOT e PPP trials).
Analisi approfondite tendono a convergere su una ragionevole certezza: il beneficio clinico netto diventa favorevole nel paziente ad elevato rischio cardiovascolare che non presenta controindicazioni, come un elevato rischio di sanguinamento. A tal proposito emerge la necessità di screening più approfonditi: i dati Health Search dei medici di famiglia riportano che solo il 15% dei soggetti ad elevato rischio cardiovascolare sono in terapia con aspirina – dato probabilmente sottostimato, ma comunque rilevante.
Negli ultimi 30 anni circa abbiamo accumulato diversi dati su un effetto protettivo di aspirina a bassa dose per una serie di tumori, in primis quelli al colon-retto e all’intestino. I dati provenienti dagli studi clinici in prevenzione cardiovascolare primaria e secondaria, e di registro, sono decisamente concordi sia sulla riduzione dell’incidenza tumorale sia sulla riduzione della mortalità.
Questo beneficio aggiuntivo spiegherebbe le riduzioni della mortalità per tutte le cause, significative o al limite della significatività, che nel setting della prevenzione primaria il solo beneficio cardiovascolare non sembrerebbe spiegare.
Qui sorge un dilemma: questo effetto deve essere considerato nella valutazione del beneficio clinico netto nel paziente in prevenzione cardiovascolare primaria?
A questo dilemma ha risposto il Working Group on Thrombosis dell’European Society of Cardiology con un documento di consenso in cui si conferma – con prudenza – un beneficio cardiovascolare nel paziente ad elevato rischio CV (> 20% a 10 anni) che non presenta controindicazioni quale un elevato rischio di sanguinamento. Il documento, inoltre, consiglia un approccio pratico multi-step in cui si valuti, tra l’altro, il beneficio oncologico nel paziente a rischio cardiovascolare intermedio e con familiarità di tumore intestinale. Tale algoritmo decisionale pratico è stato quindi ripreso nel Documento di consenso intersocietario italiano, e affiancato recentemente dalle linee-guida governative americane USPSTF, che integrano il beneficio oncologico, limitatamente al cancro colo-rettale, alla valutazione del possibile beneficio nel paziente in prevenzione cardiovascolare primaria.
La prevenzione con aspirina è maggiormente consigliata nei soggetti con età compresa tra 50 e 59 anni, con rischio CV >10%, mentre è debita un’attenta valutazione individuale nella fascia di età tra 60 e 69 anni.
Bibliografia
1. Halvorsen S et al. Aspirin Therapy in Primary Cardiovascular Disease Prevention. A Position Paper of the European Society of Cardiology Working Group on Thrombosis. J Am Coll Cardiol. 2014;64(3):319-327.
2. Volpe M et al. La terapia con aspirina nella prevenzione cardiovascolare primaria. Documento di consenso intersocietario italiano. G Ital Cardiol 2014;15(7):442-451.
A cura di
Livia Costa (Redazione)