
L’utilizzo dei nuovi anticoagulanti orali (NOAC) per la prevenzione dell’ictus nei pazienti con fibrillazione atriale si associa a benefici significativi, in termini di mortalità e sanguinamenti, rispetto agli antagonisti della vitamina K. È quanto emerge da un ampio studio osservazionale, i cui risultati sono stati pubblicati su Heart, che ha messo a confronto l’efficacia delle diverse classi di anticoagulanti orali nella pratica clinica di ogni giorno (1).
Antagonisti della vitamina K e nuovi anticoagulanti orali a confronto
I ricercatori hanno preso in considerazione i dati del registro di real-world GARFIELD-AF, studio osservazionale internazionale prospettico condotto su 5 coorti indipendenti di pazienti adulti con una fibrillazione atriale non valvolare di nuova diagnosi e almeno un fattore di rischio per l’ictus.
Per l’analisi pubblicata su Heart sono stati inclusi 25.551 pazienti con fibrillazione atriale e un CHA2 DS2-VASc ≥ 2, di cui 7.162 (28,0%) non trattati con anticoagulanti orali e 18.389 (72,0%) trattati con anticoagulanti orali: 7.694 (41,8%) con inibitori diretti del fattore Xa, 2.090 (11,4%) con inibitori diretti della trombina e 8.605 (46,8%) con antagonisti della vitamina K.
In generale i pazienti in trattamento con anticoagulanti orali sono risultati associati, rispetto a quelli non trattati, a un tasso minore di mortalità per tutte le cause (4,1 vs 5,6 ogni 100 pazienti all’anno) e di ictus non emorragico/embolia sistemica (0,9 vs 1,3 ogni 100 pazienti all’anno) e a un tasso maggiore di sanguinamenti (1,2 vs 0,8 ogni 100 pazienti all’anno).
Andando ad analizzare i dati relativi alle diverse classi di anticoagulanti orali si nota che i tassi di mortalità per tutte le cause e di sanguinamenti sono significativamente inferiori nei pazienti in trattamento con i nuovi anticoagulanti orali rispetto a quelli in trattamento con gli antagonisti della vitamina K (3,6 vs 4,8 ogni 100 pazienti all’anno e 1,0 vs 1,4 ogni 100 pazienti all’anno, rispettivamente). Il tasso di ictus non emorragici e embolie sistemiche, invece, è risultato paragonabile (0,8 vs 1,0 ogni 100 pazienti all’anno).
Nuovi anticoagulanti orali: inibitori diretti del fattore Xa o inibitori diretti della trombina?
Lo studio non ha messo in evidenza differenze, in termini di efficacia, tra le due diverse classi di anticoagulanti orali: inibitori diretti del fattore Xa e inibitori diretti della trombina. L’utilizzo di entrambe le tipologie di farmaci è risultato associato a un rischio minore di morte per tutte le cause rispetto agli antagonisti della vitamina K. Le tre classi sono risultate associato a tassi paragonabili, invece, per quanto riguarda ictus non emorragici e embolie sistemiche.
In termini di sicurezza, infine, l’utilizzo degli inibitori diretti della trombina è risultato associato a una riduzione significativa del rischio di sanguinamenti rispetto agli antagonisti della vitamina K, a differenza degli inibitori diretti del fattore Xa il cui tasso di sanguinamenti è risultato paragonabile a quello degli antagonisti della vitamina K.
Fabio Ambrosino
Biblografia
1. Camm AJ, Fox KAA, Virdone S, et al. Comparative effectiveness of oral anticoagulants in everyday practice. Heart 2021;0:1–9.