
In pazienti intolleranti alle statine un trattamento con acido bempedoico riduce il tasso di eventi cardiovascolari maggiori rispetto a un placebo, senza però impattare sulla mortalità.
È quanto emerge dai risultati del trial CLEAR Outcomes, appena presentati al meeting annuale dell’American College of Cardiology (ACC.23), organizzato in collaborazione con la World Heart Federation e in programma da oggi al 6 marzo a New Orleans, e pubblicati in simultanea sul New England Journal of Medicine.
Il meccanismo d’azione dell’acido bempedoico è simile a quello delle statine. La differenza principale riguarda la sua attivazione che, a differenza del trattamento standard per l’ipercolesterolemia, avviene solo una volta che il farmaco ha raggiunto il fegato. Ciò fa sì che l’acido bempedoico si associ a effetti collaterali minori a livello dei muscoli, del cervello e di altri tessuti.
Tra il dicembre 2016 e l’agosto 2019 sono stati arruolati circa 14.000 pazienti intolleranti alle statine, provenienti da oltre 1.200 centri distribuiti in 32 Paesi. Questi sono stati assegnati mediante randomizzazione a un trattamento quotidiano con acido bempedoico 180 mg o un placebo e sono stati seguiti per un follow up medio di tre anni.
Tutti i partecipanti avevano livelli di colesterolo LDL pari a 100 mg/dL o superiori alla baseline, un precedente evento o altri fattori di rischio cardiovascolare. L’età media dei soggetti reclutati era di 65 anni, il 48% quasi la metà erano donne e circa il 70% aveva avuto un precedente evento cardiovascolare.
L’endpoint combinato di morte cardiovascolare, infarto, ictus o rivascolarizzazione coronarica si è verificato nell’11,7% dei soggetti trattati con acido bempedoico e nel 13,3% di quelli che assumevano un placebo. Non è emersa alcuna differenza significativa tra i due gruppi in termini di mortalità.
Coloro che hanno ricevuto l’acido bempedoico sono andati incontro a una riduzione media di circa il 20-25% dei livelli di colesterolo, contro una riduzione del 10% circa rilevata nei partecipanti sottoposti al placebo.
Nel gruppo trattato con acido bempedoico si è poi registrato un tasso leggermente maggiore di eventi avversi tra cui gotta e calcoli biliari, oltre a un incremento degli enzimi epatici probabilmente legato all’attività del farmaco nel fegato. Effetti collaterali, questi, che non hanno determinato un numero maggiore di interruzioni del trattamento.
“Le statine sono la pietra miliare della riduzione del rischio nei pazienti con colesterolo LDL elevato”, ha commentato Steven E. Nissen dell’Heart Vascular & Thoracic Institute at Cleveland Clinic, responsabile dello studio. “La maggior parte delle persone possono assumere statine, ma alcune non possono. Questo è il primo studio che ha affrontato direttamente il problema dei pazienti intolleranti alle statine”.