Per garantire a ogni paziente con scompenso cardiaco il massimo beneficio dal trattamento è necessario superare le classificazioni basate solo su frazione di eiezione e sintomatologia e prendere in considerazione modelli più complessi, come quelli utilizzati in ambito oncologico. È di questa opinione Francesco Fedele, Direttore dell’UOC di Malattie Cardiovascolari del Policlinico Umberto I di Roma, con cui abbiamo parlato della gestione dei pazienti soggetti a peggioramento dello scompenso cardiaco.
Per un trattamento personalizzato dello scompenso cardiaco
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Marco Metra Cardiologia Dip. Specialità medico-chirurgiche, Scienze radiologiche e Sanità pubblica Università di Brescia
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Andrea Mortara Dipartimento di Cardiologia Clinica e Scompenso Cardiaco Policlinico di Monza