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Paziente oncologico con FA o con TEV: cosa cambia nel trattamento?

By 26 Luglio 2018No Comments
Interviste

Grazie ai risultati dello Studio Hokusai VTE Cancer qualcosa è cambiato nel trattamento del paziente oncologico con tromboembolismo venoso (TEV). In particolare, spiega Alessandro Carbonaro (Cardiology Division, G. Rodolico Policlinico, Catania), “a marzo l’NCCN ha dato una classe di priorità di tipo 1 ad edoxaban – rispetto gli altri anticoagulanti diretti – indicandolo come farmaco di prima scelta in una popolazione neoplastica a rischio di TEV”. Novità anche sulla durata della terapia: “dove il cancro continua a restare in fase attiva è opportuno, alla luce di questi dati, continuare edoxaban oltre i sei mesi canonici e protrarlo anche fino a 12 mesi”.
Per il paziente oncologico con FA, “in neoplasie come i tumori endocranici o i tumori ematologici, che coinvolgono popolazioni ad alto rischio trombotico, la terapia anticoagulante è controindicata per l’elevato rischio emorragico”. Di contro, “in tumori maligni – pancreatico, ovarico, del retto, epatico o polmonare – ad alto rischio tromboembolico o in chemioterapia con cisplatino o fluorouracile è necessaria la terapia anticoagulante anche in presenza di CHADSVASC basso”. Dai dati dello studio ENGAGE vediamo come “nel sottogruppo dei pazienti con FA e cancro, a 1 anno l’incidenza delle morti e dei sanguinamenti maggiori era aumentata rispetto alla popolazione randomizzata senza cancro. Non era aumentata invece l’incidenza di stroke e di eventi cardioembolici”. Inoltre, nei pazienti con FA e cancro a 1 anno aumenta l’incidenza di morti e sanguinamenti maggiori rispetto alla popolazione senza cancro. Non aumenta quella di stroke ed eventi cardioembolici.