
Quasi tre anni dopo la legge Gelli-Bianco, il tema della responsabilità professionale è ancora motivo di dibattito. Al congresso PLACE 2019, tenutosi il 22 e 23 novembre 2019 a Roma presso il Centro Congressi di Confindustria, si è tenuto un seminario su questi argomenti a cui hanno partecipato medici ma anche avvocati e giuristi, permettendo così un dibattito tra tutti i protagonisti del processo penale.
Da questo confronto è emerso che – come ha spiegato Giuseppe Belcastro, responsabile dell’Osservatorio Acquisizione Dati Giudiziari dell’Unione delle Camere Penali Italiane –, “tutto l’apparato deputato a sindacare la responsabilità del medico nell’esercizio della sua attività professionale dovrebbe essere affidato alle mani di consulenti che dispongano di una effettiva competenza in materia clinica, cioè consulenti che sappiano effettivamente come si opera nelle corsie”.
Uno dei punti chiave della legge Gelli-Bianco, come ci ha spiegato Vincenzo Comi, vicepresidente della Camera penale di Roma, è il suo focus sulla figura del consulente, di cui si rafforza la professionalità e la specializzazione. “Inoltre la legge prevede l’elaborazione delle linee guida e il loro accreditamento. Quindi è il momento della etica della responsabilità dei medici che si devono attivare affinché vengano elaborate delle linee guida chiare, accreditate e funzionali”.
Argomento centrale, tuttavia, è stata la necessità di riappropriarsi del rapporto medico-paziente. Come ci ha riferito Carla Riganti, medico dell’AOU al Federico II di Napoli, “molto conta il recupero di un’antica alleanza terapeutica. L’unica modalità per riappropriarsene è quella di recuperare la centralità dell’uomo, del paziente”.
Tra i partecipanti vi è stato infine anche Vincenzo Nissardi, responsabile dell’Area Responsabilità medica e rischio assicurativo dell’Associazione Italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione (AIAC), il quale ha spiegato come questa società scientifica abbia “da tempo confermato un importante interesse nel campo del rischio clinico a cui il medico è sottoposto nell’esercizio della sua professione”.
Vasilica Manole