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    La sfida all’ipercolesterolemia: entrano in campo gli inibitori di PCSK9

    • in Interviste -
    • 13/02/2015

    Ne parla Pasquale Perrone Filardi, Dipartimento di Scienze Biomediche Avanzate, Università “Federico II” di Napoli

    L’ipercolesterolemia è uno dei principali fattori di rischio per coronaropatia e patologie cerebrovascolari. Come ci dimostrano numerosi e ampi studi clinici l’aumento del rischio è lineare con l’aumento dei valori di LDL nel sangue e l’utilizzo di farmaci con effetto ipocolesterolemizzante, come le statine, correla con una riduzione del rischio cardiovascolare.

    Tuttavia, una larga percentuale di pazienti in trattamento con statine non raggiunge i valori target di LDL<70 mg/dl raccomandati. I motivi del mancato conseguimento dei valori target sono molteplici e coinvolgono aspetti differenti, purtroppo spesso poco considerati dal medico prescrittore. Negli ultimi anni si è quindi intensificata la ricerca su potenziali nuovi farmaci da affiancare o eventualmente sostituire alle statine. In questo contesto si inseriscono gli inibitori di PCSK9, una proteina che accelera la degradazione lisosomiale del recettore delle LDL, riducendo quindi la densità recettoriale sulla superficie degli epatociti. Numerosi anticorpi monoclonali inibitori di PCSK9 sono in fase di sviluppo, ma attualmente i dati principali provengono dagli studi di fase II e fase III su alirocumab ed evolocumab, che hanno dimostrato un buon profilo di tollerabilità con buon controllo dei livelli lipidici. Tali farmaci appaiono come una delle più importanti innovazioni farmacologiche per la riduzione del rischio cardiovascolare, utilizzabili in prevenzione secondaria e primaria, nei soggetti a rischio elevato, in aggiunta alle statine o in alternativa ad esse nei pazienti intolleranti.

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    Tags: ipercolesterolemiaPCSK9

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