La rassegna dedicata ai cinquant’anni del Giornale Italiano di Cardiologia prevede la pubblicazione, in ogni numero del 2021, di un editoriale che sintetizzi i progressi fatti in un dato ambito della cardiologia. Nel numero di agosto è presente il commento del Presidente della Società Italiana di Cardiologia Geriatrica Alessandro Boccanelli, scritto in collaborazione con Simona Giampaoli, Giordano Bottà e Diego Vanuzzo (1).
Dall’editoriale “Progressi in prevenzione cardiovascolare” di Alessandro Boccanelli, Simona Giampaoli, Giordano Bottà e Diego Vanuzzo:
“La prevenzione cardiovascolare nasce come disciplina con i grandi studi epidemiologici che identificarono i principali fattori di rischio grazie alla dimostrazione del loro ruolo causale nelle malattie cardio- e cerebrovascolari. Il Framingham Heart Study è lo studio cardine di riferimento dell’epidemiologia cardiovascolare per l’identificazione iniziale e la valutazione dei fattori di rischio classici, per la produzione delle prime analisi multivariate del rischio e dei primi strumenti pratici per la stima del rischio. Il Seven Countries Study of Cardiovascular Diseases è il primo studio che ha posto a confronto coorti diverse a livello internazionale, in paesi e culture diversi. Già nel 1980 fu pubblicata sul Giornale Italiano di Cardiologia un’estesa valutazione dei fattori di rischio dell’aterosclerosi in nove comunità italiane. Per orientare le azioni di prevenzione, fin dai primi anni ’90 sono divenute disponibili carte del rischio e punteggi individuali costruiti attraverso funzioni per la valutazione del rischio globale assoluto (le più utilizzate Framingham, SCORE, PROCAM, CUORE). La riduzione della mortalità a cui si è assistito dal 1980 al 2000 è attribuibile per più della metà (55%) alla riduzione dei fattori di rischio in prevenzione primaria e meno della metà (40%) alle terapie farmacologiche in fase acuta o in prevenzione secondaria. Due indagini nel 1998-2002 e nel 2008-2012 su campioni rappresentativi della popolazione generale inclusivi di tutte le regioni, realizzate dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) in collaborazione con l’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri-Heart Care Foundation (ANMCO-HCF), per la loro estensione hanno rappresentato il punto di riferimento nei successivi anni per l’andamento degli stili di vita e dei fattori di rischio delle malattie cardiovascolari. Negli ultimi 15 anni gli studi di genetica hanno portato alla elaborazione di score poligenici fortemente predittivi di rischio di ammalare di malattie cardiovascolari. Grazie all’utilizzo di grandi dataset genomici, raccolti in studi longitudinali con follow-up di più di 10 anni, è stato possibile validare la capacità predittiva degli score poligenici. Un esempio di un grande dataset genomico è la UK Biobank. Lo score poligenico può essere utilizzato come strumento aggiuntivo a quelli in uso nella pratica clinica e come supporto per aiutare nel prendere decisioni terapeutiche in persone a rischio intermedio. Altre ricerche sulla stratificazione o riclassificazione del rischio coronarico si sono focalizzate, oltre che sulla genetica ed i suoi score, sui biomarcatori, in particolare dell’infiammazione, sull’imaging sia ultrasonografico che radiologico e sulla loro integrazione, favorita da applicazioni di machine learning. Infine si stanno studiando fenotipi metabolici “metabotypes” per ottenere una prevenzione di precisione soprattutto dal punto di vista alimentare. Emerge anche per il futuro il contesto di comunità, soggetto essenziale e non riducibile della prevenzione, come anche la pandemia COVID-19 sta dimostrando”.
Bibliografia
1. Boccanelli A, Giampaoli S, Bottà G, Vanuzzo D. Progressi in prevenzione cardiovascolare: dalle carte del rischio allo score poligenico e alla prevenzione di precisione. G Ital Cardiol 2021;22(8):599-605.