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Giornata mondiale per il cuore. Elena Tremoli: “La prevenzione va oltre l’impiego dei farmaci”

Intervista a Elena Tremoli By 26 Settembre 2023Settembre 28th, 2023No Comments
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Il 29 settembre è la Giornata mondiale per il cuore (#WorldHeartDay): campagna istituita e promossa dalla World Heart Federation per aumentare la consapevolezza sulle patologie cardiovascolari, le quali costituiscono ancora oggi la prima causa di morte a livello globale.

In occasione di questa importante iniziativa – la cui organizzazione in Italia è curata dalla Fondazione Italiana per il Cuore – abbiamo parlato di prevenzione cardiovascolare con Elena Tremoli, direttore scientifico e direttore del Laboratorio sperimentale del Maria Cecilia Hospital di Cotignola (RA).

Lo slogan dell’edizione 2023 della Giornata mondiale per il cuore è “Use heart, know heart” (“Usa il cuore, conosci il cuore”). Come lo interpreta?

Il principio è che si protegge e si ama ciò che si conosce di più. Partendo da questo principio si vuole sottolineare che le policy che riguardano la salute del cuore non sono ancora sufficienti, non bastano. Bisogna riuscire ad abbattere una serie di barriere e far sì che gli individui si prendano cura del proprio benessere.

Cosa si intende oggi per prevenzione cardiovascolare?

Oggi noi riteniamo che la prevenzione sia un discorso continuo. I nuovi farmaci sono efficaci per la prevenzione primaria nei soggetti ad alto rischio, come ad esempio quelli con livelli elevati di colesterolo, ma lo sono anche in quei pazienti che hanno già avuto un evento cardiovascolare. La prevenzione cardiovascolare, poi, va oltre l’impiego dei farmaci. Quello che è molto importante è riuscire a combinare l’approccio terapeutico con la prevenzione dei fattori di rischio, in modo da portare il paziente a ridurre la probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari.

Quali sono, dal suo punto di vista, i settori più promettenti in ambito farmacologico?

Recentemente sono stati sviluppati numerosi farmaci. Uno dei settori più importanti è stato quello del diabete: oggi ci sono farmaci antidiabetici che sono in grado di prevenire non solo le complicanze del diabete ma anche di intervenire sull’incidenza di malattie cardiovascolari, come lo scompenso cardiaco. Un’altra area molto importante è quella dell’infiammazione e in particolare dell’infiammazione non acuta e persistente nel tempo. Sappiamo per esempio che possono esserci, in tutto il percorso del paziente con aterosclerosi, delle turbe dell’infiammazione. Oggi si sta puntando sullo studio di nuove molecole che vanno a incidere su questo meccanismo. Ma ci sono anche altri approcci interessanti, come ad esempio gli inibitori del fattore XI della coagulazione per la terapia antitrombotica.

Nell’ambito della prevenzione cardiovascolare esistono delle differenze di genere da tenere in considerazione?

È certamente vero che le donne sviluppano una malattia cardiovascolare diversa da quella dell’uomo, ma è altrettanto vero che nel genere femminile la malattia cardiovascolare è spesso sottovalutata. Questo anche perché per lungo tempo sono stati presi in considerazione i fattori di rischio tipici del sesso maschile, come il colesterolo, l’ipertensione o il sovrappeso. Le donne hanno invece dei fattori di rischio specifici, come la poliabortività, la menopausa precoce o una storia di tumore del seno. Per molti anni i concetti della prevenzione cardiovascolare sono stati semplicemente traslati dall’uomo alla donna. Oggi sappiamo ad esempio che nella donna l’infarto ha spesso una sintomatologia dolorosa meno importante, tanto da essere trascurata. In ultimo, c’è la tendenza della donna a prendersi cura della famiglia e non di sé stessa.

Un tema molto dibattuto nell’ambito della prevenzione cardiovascolare è quello dello screening. Come dovrebbe essere strutturato un intervento di questo tipo per portare un beneficio reale ai pazienti?

Bisogna riuscire a distinguere tra i pazienti con un rischio maggiore, dove attuare una prevenzione più importante, e quelli con un rischio minore, per cui possono essere sufficienti dei consigli sullo stile di vita. Il punto è come farlo. Si stanno studiando sistemi digitali, come la telemedicina, per riuscire a fare screening più rapidi, meno costosi e che arrivino a un maggior numero di persone. È chiaro però che nel momento in cui il paziente viene definito ad alto rischio per la presenza di fattori di rischio concomitanti o perché ha avuto già un evento cardiovascolare, l’intervento deve diventare personalizzato. Dobbiamo riuscire a ritagliare il più possibile, per ciascun soggetto, il tipo di prevenzione che deve fare.

Quali ricerche state portando avanti presso il Maria Cecilia Hospital nell’ambito della prevenzione cardiovascolare?

In questo momento siamo coinvolti in uno studio importante finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del Piano Nazionale Complementare al PNRR e coordinato dall’Università di Bologna. Si chiama Dare, che sta per Digital Lifelong Prevention. Stiamo sviluppando dei tool per arrivare a fare una prevenzione sempre più efficace. Noi partecipiamo con un progetto di prevenzione primaria, sia con approcci digitali rivolti all’intera popolazione che afferisce al Maria Cecilia Hospital e a tutto il gruppo GVM Care & Research sia con approcci più personalizzati rivolti a pazienti che selezioneremo dopo un primo screening. Ma partecipiamo anche facendo prevenzione in gruppi di pazienti con patologie specifiche, come ad esempio quelli con piede diabetico nell’ambito di una collaborazione con l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna.