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“Cardiologia in linea”: un’esperienza di teleconsulto tra ospedale e medicina del territorio

Intervista a Lucia Cainelli By 27 Luglio 2023No Comments
Interviste
Cardiologia in linea

Sul numero di giugno del Giornale Italiano di Cardiologia sono stati pubblicati i risultati del progetto “Cardiologia in linea”, che aveva l’obiettivo di mettere in contatto specialisti in cardiologia e medici dei servizi territoriali della provincia di Trento, al fine di offrire a quest’ultimi la possibilità di accedere a un teleconsulto con un cardiologo ospedaliero (1).

Ne abbiamo parlato con Lucia Cainelli, cardiologa della SSDH di Cardiologia Riabilitativa dell’Ospedale Villa Rosa di Pergine Valsugana (TN), tra i promotori del progetto “Cardiologia in linea”.

Nella gestione delle patologie cardiovascolari, quali sono le principali difficoltà per i medici che operano sul territorio?

Nell’ambito delle malattie cardiovascolari capita spesso che il medico di medicina generale si trovi ad affrontare problematiche che richiedono competenze o risorse di cui non dispone, costringendolo a demandare le decisioni finali ad ambulatori specialistici o strutture di emergenza, allungando le liste di attesa e l’iter diagnostico e terapeutico del paziente stesso. Così come la pandemia di COVID-19 ha messo in luce una scarsa integrazione tra ospedale e strutture sanitarie extraospedaliere, anche nell’ambito delle patologie cardiovascolari si assiste spesso a una relazione imperfetta tra chi le gestisce in acuto e chi invece se ne occupa nella fase cronica. Il progetto “Cardiologia in linea” è nato proprio con lo scopo di superare questo gap, migliorare i percorsi di assistenza sanitaria e ridurre, laddove possibile, gli accessi al Pronto Soccorso e alle strutture ospedaliere.

Come si è articolato il progetto “Cardiologia in linea”?

Il progetto è nato nel 2017 per migliorare la comunicazione tra territorio e ospedale, ma anche tra ospedale e professionisti che operano in strutture sanitarie periferiche. È stato quindi aperto un canale che prima non era presente nel panorama sanitario trentino, che prevedeva un contatto telefonico o telematico tra i medici di medicina generale e i professionisti extraospedalieri della provincia di Trento e una specialista cardiologa dedicata. Ciò è stato particolarmente importante nel corso dell’emergenza coronavirus, quando c’è stato un aumento delle richieste di teleconsulto. Se pensiamo ai pazienti più fragili, più compromessi, questo ha sicuramente favorito il contenimento del contagio, riducendo gli spostamenti dei pazienti e migliorando l’assistenza.

Recentemente sono stati pubblicati sul Giornale Italiano di Cardiologia i risultati di questa esperienza. Quali sono i più rilevanti?

Dal 2 gennaio del 2017 al 15 ottobre del 2022 sono state effettuate 2.066 richieste di teleconsulto da parte di 316 medici di medicina generale e professionisti sanitari operanti in strutture periferiche. L’età media dei pazienti che hanno potuto beneficiare del progetto era di 76 anni e il 53% era di sesso maschile. Il teleconsulto ha portato nel 96% dei casi a una risoluzione immediata dei casi. Complessivamente si sono potute evitare il 54% delle visite cardiologiche, risultate necessarie solo nell’1% dei casi dopo il teleconsulto.

Quali sono stati i quesiti clinici rivolti più spesso dai medici dei servizi territoriali?

Le richieste più frequenti sono state quelle inerenti alla gestione dei nuovi anticoagulanti orali nei pazienti affetti da fibrillazione atriale; nel 31% dei casi, poi, il ricorso al teleconsulto ha portato alla prescrizione di questi trattamenti. Questo ha permesso di evitare la programmazione di una visita specialistica, riducendo gli spostamenti, e anche di implementare la nota 97 dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Altri consulti hanno riguardato il monitoraggio e il trattamento dell’ipertensione arteriosa, soprattutto nei pazienti più fragili o anziani nel periodo della pandemia. Questi hanno potuto evitare spostamenti, soprattutto se abitavano in aree distanti da ospedali o ambulatori. Sono poi giunti quesiti riguardanti il trattamento delle dislipidemie. Il ricorso al teleconsulto ha prodotto un miglior controllo dell’assetto lipidico e il raggiungimento dei target. Un maggior ricorso a questa strategia permetterebbe quindi di identificare meglio i pazienti ad alto rischio che potrebbero beneficiare di un intervento precoce o tempestivo per rallentare il processo aterosclerotico. Altre domande erano relative ai pazienti affetti da fibrillazione atriale e altre aritmie, specie per quanto riguarda il monitoraggio e controllo della frequenza cardiaca. In una percentuale cospicua di casi ciò ha permesso di razionalizzare l’impiego di esami quali l’ecocardiogramma o l’Holter, consentendo inoltre una migliore gestione terapeutica di questi pazienti.

Crede che un progetto come “Cardiologia in linea” potrebbe avere dei risvolti anche in termini formativi?

Penso di sì. Il progetto ha messo in evidenza l’utilità di avere un canale di comunicazione che favorisca la collaborazione tra specialisti e medici di medicina generale. Il medico di medicina generale che fa ricorso al teleconsulto non chiede solo la risoluzione dei quesiti in termini pratici, terapeutici o diagnostici, ma spesso fa domande inerenti alla cultura cardiologica. Quindi il teleconsulto è anche un’occasione per informare e formare il medico di medicina generale, perché in quel momento può chiarirsi dei dubbi in merito al percorso di cura del paziente a rischio cardiovascolare.

Bibliografia

1. Cainelli L, Moretti M, Bonmassari R. Efficacia del teleconsulto tra la cardiologia ospedaliera e la medicina del territorio nei percorsi di cura delle malattie cardiovascolari: il progetto trentino “Cardiologia in linea”. G Ita Cardiol 2023; 24(6): 432-435.