
Tutti i pazienti vittime di un infarto del miocardio dovrebbero essere sottoposti a terapia con beta bloccanti? Non secondo una ricerca realizzata dall’University of Leeds i cui risultati, pubblicati sul Journal of the American College of Cardiology, non hanno evidenziato benefici, in termini di ridotta mortalità, per i soggetti che dopo l’evento non avevano sviluppato uno scompenso cardiaco. I ricercatori mettono quindi in guardia da un possibile sovratrattamento, con effetti negativi in termini di reazioni avverse e costi economici.
Lo studio ha preso in considerazione i dati del registro nazionale britannico relativo ai ricoveri per infarto miocardico. In totale sono state analizzate le informazioni provenienti da più di 179.000 pazienti che in seguito a un infarto del miocardio non avevano sviluppato uno scompenso cardiaco. Tra questi, i ricercatori hanno messo a confronto i soggetti sottoposti a terapia con beta bloccanti e quelli non sottoposti al trattamento. Dai risultati non sono emerse differenze significative tra i due gruppi in termini di mortalità. “Questo è uno studio osservazionale basato su un’analisi statistica robusta e un ampio campione di pazienti”, ha commentato Marlous Hall, epidemiologo e responsabile della ricerca presso il Leeds Institute of Cardiovascular and Metabolic Medicine. “Ora abbiamo bisogno di un trial clinico randomizzato che replichi questi risultati e consideri altre variabili, come ad esempio l’effetto dei beta bloccanti sulla probabilità di andare incontro a un secondo evento cardiaco. Un lavoro di questo tipo avrebbe implicazioni sulla personalizzazione del trattamento a seguito di un infarto del miocardio”.
Infatti, la somministrazione di beta bloccanti può avere effetti collaterali spiacevoli come stanchezza e vertigini. “C’è molta incertezza circa la loro utilità in pazienti che, a seguito di un infarto del miocardio, non presentano scompenso cardiaco”, ha ribadito Chris Gale, professore di Cardiovascular medicine all’University of Leeds e consultant cardiologist dello York Teaching Hospital Trust. “Lo studio suggerisce che in questi pazienti una terapia a base di beta bloccanti potrebbe non ridurre il tasso di mortalità. È quindi necessario un trial clinico randomizzato per stabilire l’efficacia della terapia in questa popolazione specifica ed evitare inutili reazioni avverse e sprechi di risorse”.
Fabio Ambrosino
▼ Dondo TB, Hall M, West Rm, et al. β-Blockers and Mortality After Acute Myocardial Infarction in Patients Without Heart Failure or Ventricular Dysfunction. Journal of the American College of Cardiology 2017; 69(22): DOI: 10.1016/j.jacc.2017.03.578.