
Nei pazienti stabilizzati dopo un episodio di peggioramento dello scompenso cardiaco e con frazione di eiezione superiore al 40%, un trattamento con sacubitril/valsartan determina una riduzione maggiore dei livelli di NT-proBNP rispetto al solo valsartan.
Sono stati presentati oggi a Heart Failure 2023, il meeting annuale dell’Heart Failure Association in corso a Praga dal 20 al 23 maggio, i risultati del trial PARAGLIDE-HF.
Lo studio ha preso in considerazione 466 pazienti (età media: 70 anni; 52% donne; 22% afro-americani) con frazione di eiezione superiore al 40% provenienti da 100 centri degli Stati Uniti e reclutati entro 30 giorni da un episodio di peggioramento dello scompenso cardiaco, i quali sono stati suddivisi mediante randomizzazione per ricevere un trattamento con sacubitril/valsartan o valsartan da solo. A differenza del trial PARAGON-HF, poi, lo studio includeva anche pazienti con filtrato glomerulare inferiore a 30 ml7min71,73m2, pressione sistolica <110 mmHg e indice di massa corporea (BMI) >40 kg/m2.
I dati relativi all’endpoint primario dello studio, costituito dalle variazioni percentuali medie nel tempo dei livelli di NT-proBNP dalla quarta all’ottava settimana, hanno messo in evidenza una riduzione maggiore dei livelli di questo biomarcatore con sacubitril/valsartan rispetto a valsartan da solo (p=0,049).
I ricercatori hanno poi valutato un endpoint composito gerarchico costituito da: a) tempo alla morte cardiovascolare; b) numero e occorrenza temporale delle ospedalizzazioni per scompenso cardiaco; c) numero e occorrenza temporale delle visite urgenti per scompenso cardiaco; d) variazioni percentuali medie nel tempo dei livelli di NT-proBNP dalla quarta all’ottava settimana. I risultati non hanno però messo in evidenza differenze significative tra i due gruppi in riferimento a questa misura di outcome.
Una analisi per sottogruppi ha messo in evidenza, per entrambi gli endpoint, un effetto maggiore del trattamento con sacubitril/valsartan nei soggetti con frazione di eiezione inferiore al 60%.
Per quanto riguarda gli endpoint secondari, invece, il trattamento con sacubitril/valsartan è risultato associato a un peggioramento minore della funzionalità renale ma anche a una frequenza maggiore di ipotensione sintomatica.