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Qiliqiangxin, un mix di estratti di erbe, efficace nell’HFrEF. Il trial QUEST

A cura di Fabio Ambrosino By 26 Agosto 2023No Comments
Dai congressiNews
Qiliqiangxin

La medicina tradizionale cinese potrebbe avere un ruolo nel trattamento dello scompenso cardiaco?

Sono stati presentati oggi a ESC Congress 2023, il meeting annuale dell’European Society of Cardiology in corso ad Amsterdam, i risultati dello studio QUEST, il quale ha mostrato dei benefici associati al trattamento con qiliqiangxin – un mix di estratti di 11 erbe tra cui ginseng, cannella, erba sofia e salvia cinese – nell’ambito dello scompenso cardiaco a frazione di eiezione ridotta (HFrEF).

Lo studio ha preso in considerazione 3.110 pazienti con frazione di eiezione uguale o inferiore al 40% e livelli di NT-proBNP di 450 pg/ml o superiori in trattamento standard (il quale non prevedeva gli SGLT inibitori) da almeno due settimane prima della randomizzazione. I partecipanti avevano un’età media di 62 anni, una frazione di eiezione media del 32% e un NT-proBNP medio di 1.730 pg/ml e per il 72,1% erano uomini. Questi sono stati randomizzati a un trattamento con qiliqiangxin (quattro capsule, tre volte al giorno) (n=1.555) o un placebo (n=1.555).

A un follow up medio di 18,3 mesi l’endpoint primario, costituito da una misura composita di ospedalizzazioni per scompenso cardiaco e morte cardiovascolare, si è verificato in 389 pazienti trattati con qiliqiangxin e in 467 pazienti sottoposti al placebo (25,02% vs 30,03%; p<0,001).

Un effetto, questo, risultato significativo anche prendendo in considerazione singolarmente le sole ospedalizzazioni (HR 0,76; p=0,002) e le sole morti cardiovascolari (HR 0,83; p<0,045). Per quanto riguarda gli endpoint secondari, invece, qiliqiangxin è risultato associato a una riduzione dei livelli di NT-proBNP tra tre e quattro mesi di follow up (p=0,047). Al contrario, non sono emerse differenze significative per quanto riguarda la mortalità per tutte le cause (14,21% vs 16,85%, p=0,058).

Il trattamento è risultato ben tollerato dai pazienti del gruppo sperimentale, con tassi paragonabili di eventi avversi rispetto a quelli del gruppo placebo.