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Obesità nello scompenso cardiaco HFpEF, una nuova frontiera?

Redazione By 29 Agosto 2023No Comments
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obesità HFpEF

“Lo scompenso a frazione di eiezione preservata (HFpEF) è la forma di insufficienza cardiaca che incontreremo sempre più spesso. Nel mondo circa 64 milioni di persone hanno uno scompenso cardiaco e la metà circa di queste hanno una frazione di eiezione superiore al 40%. Ma si tratta di una proporzione in continuo aumento”.

Si è aperto con una breve panoramica sull’epidemiologia dello scompenso cardiaco HFpEF, a cura di Carolyn Lam della Duke National University di Singapore, il simposio “The obesity phenotype of HFpEF: new therapies on our door step?”, tenutosi nel corso della terza giornata congressuale di ESC Congress 2023.

Alla luce dei risultati del trial STEP-HFpEF, presentati proprio nel corso dell’ultimo meeting dell’Euopean Society of Cardiology, il tema dell’obesità ha infatti assunto particolare importanza, caratterizzandosi come un vero e proprio meccanismo causale dello scompenso cardiaco e non solo una comorbilità.

“Nonostante gli enormi progressi a cui siamo andati incontro negli ultimi anni, a partire dall’arrivo degli inibitori di SGLT2, esistono ancora delle sfide in termini di mortalità cardiovascolare e capacità funzionale di questi pazienti”, ha spiegato Lam.

Nell’intervento successivo, Maja Cikes dell’University Hospital Center Zagreb ha portato una serie di evidenze a supporto del ruolo causale dell’obesità in questa condizione. “È stato dimostrato che nello scompenso cardiaco a frazione di eiezione preservata l’obesità si associa con capacità funzionale e sintomatologia peggiori”.

Inoltre, ha sottolineato, anche la perdita di peso ottenuta mediante interventi chirurgici è risultata associata a un ridotto rischio di scompenso cardiaco HFpEF. Da qui il razionale dell’utilizzo dell’agonista del recettore del GLP-1  semaglutide, trattamento farmacologico specifico per l’obesità, nei pazienti con frazione di eiezione superiore al 40%.

Era proprio questa l’ipotesi alla base dello studio STEP-HFpEF – di cui ha parlato il principal investigator Mikhail Kosiborod del St. Luke’s Mid America Heart Institute – che ha dimostrato come semaglutide sia in grado, rispetto al placebo, di migliorare i sintomi legati allo scompenso cardiaco al KCCQ-CSS (16,6 vs 8,7; p<0,001) e di favorire una maggiore perdita di peso corporeo (-13,3% vs -2,6%; 9<0,001).

“Quando questi pazienti vengono trattati con semaglutide emerge una correlazione lineare tra la quantità di peso perso dai pazienti – ha commentato Kosiborod – e l’entità del miglioramento del punteggio di rischio clinico KCCQ”.

Kosiborod ha quindi concluso ricordando come nuovi dati relativi all’utilizzo degli agonisti del recettore del GLP-1 nell’ambito dello scompenso cardiaco sia in arrivo. Tra questi, i risultati dello studio STEP-HFpEF Diabetes, relativo alla popolazione di pazienti diabetici.