
Si è tenuto il 27 agosto, in occasione di ESC Congress 2023, il simposio “A multidisciplinary approach to type 2 diabetes, obesity and cardiovascular disease: current evidence and a glimpse in to the future”, il cui obiettivo era quello di illustrare il rapporto tra diabete di tipo 2, obesità e patologie cardiovascolari e descrivere il ruolo attuale e futuro delle terapie a base di incretina.
“La presenza di obesità o sovrappeso è un driver per gli eventi cardiovascolari – ha spiegato, nella relazione introduttiva, Nikolaus Marx dell’University Hospital Aachen – indipendentemente dagli altri fattori di rischio. Dobbiamo essere onesti: si tratta di un effetto che avevamo sottostimato”.
Cosa è possibile fare, quindi, per agire su questa relazione? Nell’intervento successivo Subodh Verma del St.Michael’s Hospital dell’University of Toronto ha descritto il ruolo degli agonisti del recettore GLP-1 nel trattamento di questi pazienti.
“Come suggeriscono le linee guida – ha iniziato Verma – la gestione delle patologie cardiometaboliche richiede un approccio olistico, multifattoriale, basato sulle caratteristiche della singola persona”. Il cardiologo ha quindi riportato i dati degli studi STEP-1 e SURMOUNT 1, i quali avevano messo in evidenza un effetto cardioprotettivo degli agonisti del recettore GLP-1 semaglutide e tirzepatide nei pazienti obesi, e dello studio SELECT, dove questo effetto era emerso in soggetti con obesità e patologia cardiovascolare.
“Certo, c’è ancora molto da scoprire, dobbiamo vedere altri dati – ha commentato – ma tutto questo rappresenta davvero l’inizio di una nuova era per la prevenzione secondaria in persone in sovrappeso o con obesità, in presenza o meno di diabete”.
Solo un paio di giorni prima erano poi stati presentati, sempre a ESC Congress 2023, i risultati del trial STEP-HFpEF, il quale aveva messo in evidenza l’efficacia di semaglutide nei pazienti con obesità e scompenso cardiaco a frazione di eiezione preservata. Dai risultati è infatti emersa una riduzione maggiore del peso corporeo con semaglutide rispetto al placebo (-13,3% vs -2,6%; 9<0,001), accompagnata da effetto positivo sulla sintomatologia dello scompenso cardiaco misurata mediante KCCQ-CSS (16,6 vs 8,7; p<0,001).
“Oggi gli agonisti del recettore GLP-1 sono ovunque – ha spiegato Tina Vilsbøll del Department of Clinical Medicine dell’University of Copenhagen nella sua relazione – nell’obesità, nel diabete, e ora anche nelle vostre mani”.
L’endocrinologa e internista ha quindi riportato una serie di dati utili a mettere in evidenza l’efficacia di questa classe di farmaci in termini di azione sui fattori di rischio cardiovascolari. “I meccanismi alla base di questa relazione sono molti: miglioramento del metabolismo del glucosio e del profilo lipidico, riduzione del peso corporeo, del rischio di eventi cardiovascolari, dell’infiammazione e altri ancora”.
In conclusione, Nikolaus Marx ha ripreso la parola per descrivere, a partire dall’esperienza del suo centro, un possibile approccio alla pratica clinica delle patologie cardiometaboliche. “Ogni paziente affetto da malattie cardiovascolari dovrebbe essere sottoposto a uno screening per il diabete. È una raccomandazione di classe I perché ci siamo resi conto che spesso nei nostri reparti la presenza di questa condizione non viene identificata”.